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L’altezza. Essere all’altezza. Nel calcio moderno la struttura fisica conta tanto quanto la tecnica e non crescere in fretta può essere un limite per chi sogna di fare questo mestiere. 

Gabriel Strefezza, ad un certo punto della sua adolescenza, si è sentito dire che non avrebbe mai potuto diventare un calciatore perché troppo basso. Glielo hanno detto in Brasile e poi in Italia, alla Lazio. “Sei bravo, però sei troppo basso”, è stata questa la spiegazione che si è sentito ripetere più volte, l'equivalente del “sei carino ma ti vedo solo come un amico”. Sperava che quel provino con i biancocelesti potesse cambiare la sua vita, ma non sapeva del futuro che era lì ad attenderlo. 

Intanto, il suo fisico cambiava, si irrobustiva grazie anche alle tante ore di lavoro in palestra per migliorare ed essere, per l'appunto, all'altezza. La tecnica, le qualità, i colpi erano innegabili. Gabriel è stato sempre un giocatore di talento, uno di quelli che esaltano le folle con un dribbling o con una sterzata improvvisa. 

In Italia la Spal è stata la prima società a credere in lui. Lo ha ritenuto pronto nonostante per gli altri non lo fosse ed ha scommesso sulle sue potenzialità. Qualche prestito per farlo maturare, la C con la Juve Stabia e la cadetteria con la Cremonese per giocare con continuità ed abituarsi al calcio italiano. Poi, tutto ad un tratto, la grande occasione, il grande salto, la Serie A con gli estensi, il sogno di una vita realizzato in un attimo.

Strefezza giocava da quinto di centrocampo. Il suo allenatore, all’epoca Leonardo Semplici, gli chiedeva un sacrificio enorme in fase difensiva ed il brasiliano era molto lontano dalla porta. In quella stagione ha giocato con regolarità ma segnato solo un gol, nella vittoria conquistata dai suoi all’Olimpico di Torino. 

La stagione successiva in B non è stata esaltante, più per la squadra che per lui. Allora, insieme al suo agente, ha deciso di cambiare aria e di accettare l’offerta del Lecce, società che lo cercava con insistenza da diverso tempo.

Marco Baroni ha costruito la squadra sulle sue caratteristiche. Il suo 433 lo ha esaltato alla grande e Gabriel ha disputato una stagione pazzesca, da incorniciare, culminata con la promozione in Serie A frutto anche dei suoi 14 gol e 6 assist in 35 partite.

Essere all’altezza. Questa espressione così tanto utilizzata nella nostra società è ritornata come un tormentone musicale la scorsa estate. Tutti a chiedersi se Gabriel sarebbe stato all’altezza della massima serie, un campionato difficile tatticamente e fisicamente.

La sua risposta, come sempre, è arrivata sul campo. I 4 gol, 2 di questi di pregevole fattura, rappresentano il biglietto da visita dell’attaccante brasiliano, che quando punta l’avversario mette in crisi chiunque. Si è addirittura parlato di Nazionale italiana, dato che le sue origini gli permetterebbero di giocare con la formazione di Mancini, ma il C.T azzurro per ora non lo ha preso in considerazione, pur giocando con un modulo che prevede l’utilizzo degli esterni d’attacco.

Strefezza, in ogni caso, si è detto concentrato solo sulla salvezza del Lecce, il suo obiettivo stagionale insieme alla doppia cifra in Serie A. Per raggiungerlo dovrà lavorare sodo ma nel Salento tutti sono consapevoli che molto dipenderà dalle sue giocate. 

Intanto il prossimo impegno di campionato sarà proprio contro la Lazio, quella Lazio che diversi anni fa lo ha scartato che adesso se lo ritroverà sul suo cammino. E non ci sarà rancore ma solo voglia di rivalsa, quella che ti spinge a non mollare nonostante le porte in faccia. 

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