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Nella prima mezz’ora di gioco non si è visto tanto in fase offensiva. Il Lecce ha attaccato, ha difeso, ma Joan Gonzalez non ha toccato tanti palloni e quelli che ha avuto tra i piedi li ha sempre gestiti con semplicità, compiendo passaggi facili ma efficaci.

Lo scorso anno le sue prestazioni con la Primavera ci hanno impressionato, eppure se avessimo dovuto trovare un difetto alle sue partite avremmo certamente fatto riferimento alla costante ricerca della giocata di fino. Il classe 2002, infatti, provava il dribbling anche nelle zone di campo più pericolose, il passaggio difficile anche quando c’era un compagno vicino da servire facilmente e spesso il tunnel, non appena vedeva l’avversario posizionato male con le gambe.

Ecco, in sole 14 partite Joan Gonzalez è migliorato proprio in questo. È cresciuto nella gestione del pallone e nella consapevolezza delle fasi di gioco. Adesso sa quando e dove può rischiare il dribbling, vedasi assist a Ceesay contro la Fiorentina, e quando e dove invece è meglio la giocata semplice, sicura, senza rischi.

La sua prestazione contro l’Atalanta è salita di ritmo subito dopo l’assist servito a Baschirotto per la rete dell’1 a 0. Lo spagnolo in quell’occasione ha anticipato Okoli di testa e da quel momento si è come sbloccato, giocando più palloni con la solità personalità.

Nel finale di gara, poi, lo abbiamo visto battagliare su ogni pallone e far venire fuori anche la garra tipica di uno spagnolo come lui, tutto cuore e grinta. A 21 anni non è facile giocare in un campionato come quello di Serie A con la sua spensieratezza ed a Lecce forse stiamo dando troppo per scontato il suo alto rendimento di questo primo terzo di stagione.

Joan deve continuare così, lavorando sodo in settimane e continuando a fare le cose semplici in campo ad ogni partita. Così si diventa grandi, così si matura e si arriva a giocare ad altissimi livelli.  

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