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Continua a far clamore, in senso negativo, la vittoria dello Scudetto da parte del Lecce Primavera.
L'ultimo in ordine di tempo a manifestare malumori è Sebastiano Nela, ottimo terzino che ricordiamo nella Roma e nella nazionale italiana, oggi opinionista Rai.

“Non si fanno mai le riforme vere. Il Lecce è campione d'Italia Primavera e ha giocato con 14 giocatori: tutti stranieri, gli 11 più le sostituzioni. Poi parliamo del nostro calcio? Riformiamolo, perchè il Lecce ha strameritato ma mettere in campo 14 stranieri significa che noi non facciamo fatti”.

Anche lui si allinea alle parole dei "perdenti" e parlando dei giovani italiani forti, che a quanto pare scarseggiano, fa il populista e tira nel calderone delle ovvietà, perché soluzioni al problema non ne conosce, lo scudetto del Lecce Primavera, squadra composta da stranieri. La domanda che sorge spontanea di primo acchito è: ma quanto rode che una piccolissima realtà come il Lecce possa vincere lo scudetto nel maggiore campionato giovanile italiano? Quanto rode che la sua Roma non compaia o le super big come Juventus, Inter, Napoli o Milan neanche? Poi respiriamo, ragioniamo e non ci facciamo più domande. Perché noi abbiamo risposte anzi il Lecce ha le risposte perché sa come una piccola realtà di provincia possa mettere in fila le big del calcio italiano. 

Non con gli stranieri ma con le competenze, perché per vincere quando le risorse sono limitate ci vuole competenza e passione. Oppure si vuol fare credere che ingaggiare stranieri corrisponda a vincere? Rispondiamo: no! Se fosse così semplice lo farebbero tutti. Sono le competenze di cui sopra che ti fanno vincere non l'essere cittadino nato e cresciuto fuori dai confini. Il Lecce, piccola società della quale si parla (bene) sempre troppo poco pensa a salvarsi, a costruire il suo settore giovanile (solo la Primavera è piena di stranieri, tutto il resto no) che le serve per sopravvivere. Se decide che può comprare fuori dai confini della patria e non commette infrazioni, deve farlo.

Davvero pensiamo che la carenza di giovani italiani pronti sia addebitabile al Lecce che è in primavera 1 da appena due anni? Signor Nela, ma è serio? Respiri e ragioni anche lei. Il Lecce sta ricostruendo il suo settore giovanile da circa tre stagioni, ci sta riuscendo e tra un paio d'anni ricomincerà a sfornare giovani talenti, alcuni dei quali italiani. Piuttosto, perché la Roma, la Juventus, il Milan, l'Inter o il Napoli (retrocesso in Primavera 2) società che avrebbero le risorse per avere settori giovanili super non investono e preferiscono comprare stranieri a suon di milioni per le loro prime squadre? D'altronde i serbatoi per le under italiane, storicamente, provengono da loro ed anche i calciatori per la nazionale maggiore. Non ci risulta che Mancini convochi calciatori che militano nel Lecce per implementare le fila degli azzurri e quando lo fa (pensiamo a Baschirotto) poi li rimanda a casa per fare giocare i soliti noti.

Ah, un'altra certezza: siamo pressoché certi che qualora i calciatori oggi del Lecce venissero acquisiti dalle big di cui sopra, come per incanto verrebbero convocati e fatti giocare in nazionale. Quindi? Signor Nela, di cosa sta parlando? Il Lecce rispetta le regole, ha i bilanci in ordine e nessun debito, invece di elogiare le competenze lei guarda agli stranieri presenti in primavera, ma solo perché hanno vinto. Praticamente lei non ha una visione d'insieme né soluzioni. Il prossimo anno le assicuro che ci  saranno meno stranieri perché cresceranno gli under 18 già targati US Lecce che esordiranno in Primavera 1 e magari si potrebbe vincere nuovamente.

Non si preoccupi signor Nela, ci penserà il Lecce di Saverio Sticchi Damiani, abilmente guidato da Pantaleo Corvino, a risolvere il problema dei vivai e delle rappresentative nazionali italiane, seppur nel silenzio generale. Abbia fede.

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