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All'inizio dell'anno ho messo un Google Alert su “Baroni Abbande” e da qualche giorno la casella di posta elettronica è letteralmente esplosa. L'alert funziona, non si è dimenticato. E anche i tifosi “funzionano”, non si sono dimenticati di trovare il capro espiatorio di una situazione che non va espiata. 

Facendo un giro sui gruppi social, in molti dei quali non sono presente per una scelta Green 🍃(non sprecherei mai elettricità per leggere tutto ed il contrario di tutto in base ai risultati), ho potuto capire quanto nelle persone contino di più i risultati finali delle singole partite piuttosto che il contesto e la classifica. Così ho fatto incetta di insulti (non i miei, quelli li scriverete dopo aver letto solo il titolo di questo articolo) e li ho maturati nella mia testa e poi ho partorito quello che sto scrivendo adesso. 

L'isteria del tifo mi ha sempre divertito. Quando hai un pensiero nella testa e poi ascolti o leggi cosa pensano gli altri e ti viene da ridere perché quello che viene detto ti sembra stupido o superficiale o banale. Sarà capitato anche a voi perché questo processo mentale ce lo facciamo tutti. Poi magari qualcuno s'incazza, qualcun altro se la ride. 

 

L'IDEA DI CALCIO DI BARONI

Io non credo che bisogna discostarsi da questo concetto. Se l'idea di calcio proposta da Baroni piace, allora bisogna difenderla fino alla fine. I risultati ed il raggiungimento degli obiettivi si raggiungono con un metodo di lavoro, se questo c'è ed è soddisfacente, alla fine lascerà comunque un buon ricordo. E questo anche se l'obiettivo non dovesse arrivare. Il calcio è fatto da 25 uomini che vanno in campo, e forse altrettanti dietro le quinte che lavorano per arrivare alla partita. 

Capite bene come una vittoria si costruisca dall'insieme delle loro fortune. Se ciascuno di loro dà il massimo, si raggiungerà il massimo. Della squadra, non del raggiungibile. A volte possono coincidere, altre volte no. E poi c'è di mezzo la salute e l'imponderabile. Cos'è l'imponderabile? Quello che non puoi controllare e non dipende da te. Gli arbitri, gli avversari, il covid, e qualsiasi condizione avversa immaginabile. 

Il calcio di Baroni ci piace? A me si. 

Il piatto pende decisamente per lui. Ha reso Gendrey, Gallo, Helgason e Listkovski dei buoni giocatori di Serie B. Ha trasformato Strefezza da anonimo centrocampista di fascia in un killer spietato ed imprevedibile, ha spostato il gioco, che non è più per Coda, ma questi sta per ritoccare il suo record personale di marcature in serie B, sta provando a disciplinare Rodriguez, ha rivitalizzato Lucioni (vi ricordate cosa si diceva di lui lo scorso anno?) e anche Dermaku che ai nostri pareva improponibile. 

Il suo calcio è pratico ma esteticamente gradevole. Aggressivo, verticale, con pochi fronzoli, e con una certa intensità. Riesce sempre? No. Perchè è un tipo di gioco dispendioso che richiede energie e uno stato di forma ottimale. E soprattutto allenamenti. Cosa che nell'ultimo mese sono stati impossibili da fare.

PAURA DI NON FARCELA?

Questo sentimento dovrebbe essere presente solo nella dirigenza. Non salire in A vorrebbe dire perdere un'altra volta il treno dei soldi che possono dare respiro ai loro portafogli ma anche e soprattutto al club che ha bisogno di linfa vitale per smettere di sopravvivere e cominciare a respirare a pieni polmoni. 

Se fossi un tifoso, e lo sono, me ne starei tranquillo a godere di tutto quello che succede. Alta classifica, belle partite, grandi prospetti in campo, e grandi prospettive. Vuol dire accontentarsi? Forse. 

Il fatto è che non siamo più nel calcio degli anni ‘90. Non c’è più la possibilità di andare a bussare alle porte del Valencia per chiedergli Cristiano Lucarelli e lasciare sul piatto 10 miliardi di lire. Non lo facciamo noi e non lo può fare nessuno. Oggi il calcio si gioca anche dietro la scrivania. Un club virtuoso è un club che programma. Vi piace l'Atalanta di Percassi? E quanto ci ha messo per diventare l'Atalanta di Percassi? Cosa ci ha messo, soprattutto. Competenza e pazienza.

AMERAI IL FINALE

Questa ammetto di averla rubata a Cesare Cremonini. “Per quanta strada ancora c′è da fare amerai il finale” me lo tatuerei addosso se avessi l'ambizione di diventare un quaderno. Tuttavia mi sembra descrivere perfettamente la situazione attuale. 

Adesso c'è da soffrire. Da rimboccarsi le maniche. Da fermarsi a riflettere. E più passa il tempo e più ci avvicineremo a quello che è il sogno di questa Società. Siamo ancora nella fase embrionale del progetto e già si gode poco poco. La strada è lunga ma sono sicuro che ne ameremo il finale….

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