Sticchi Damiani: "Rilevare il Lecce? Una scelta di cuore, si rischiava il fallimento"
L'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport dal numero uno dei giallorossi, tra passato, presente e futuro
Il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, è stato protagonista di una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport e curata da Matteo Pierelli. Il numero uno giallorosso racconta le ragioni che lo spinsero a rilevare il club nel 2015, insieme ad una cordata di soci salentini, ma anche gli anni passati da presidente, tra gioie ma anche dolori.

Rilevare il Lecce: una scelta di cuore
Era il 13 maggio 2012 quando il Lecce scese in campo per l’ultima volta in Serie A. Al Marcantonio Bentegodi, contro il Chievo Verona, si consumò l’epilogo di una stagione amara, preludio a una doppia retrocessione che avrebbe trascinato i giallorossi all’inferno: la Serie C.
Dopo l’addio alla famiglia Semeraro, il Lecce passò nelle mani della famiglia Tesoro. Con il cambio di proprietà rinacque una speranza: tornare presto nel calcio che conta. Ma quella fiducia, col passare del tempo, si fece sempre più fragile a suon di finali perse e stagioni da dimenticare, fino a dissolversi lentamente, come la passione di molti tifosi. Risultati pessimi, stadio vuoto, un futuro incerto.
Dopo vari tentativi di riagguantare la cadetteria, i Tesoro decisero di smobilitare. Il calcio a Lecce sembrava dover terminare in quel periodo. Il club giallorosso era “un club in Serie C completamente da rifondare e con numeri anche nel bilancio piuttosto preoccupanti”. Poi arrivò la cordata che di Sticchi Damiani e soci.
Cosa mi ha spinto a rilevare il club? Il fatto di essere leccese e tifoso del Lecce. Non era nei programmi ma in quel momento ho capito che non c'erano alternative. Si rischiava il primo fallimento della storia. Ecco, lì è scattato il clic.
I primi anni di SSD ed il ritorno in Serie B
Con l'arrivo di Sticchi Damiani e soci, qualche cambiamento iniziò ad esserci fin da subito: in campo non c’erano più nomi altisonanti, bensì giocatori di categoria, uomini prima ancora che calciatori: Caturano, Perucchini, Torromino, Lepore. La gestione appariva diversa, più concreta, più vicina alla realtà di una piazza ferita ma ancora viva.
In panchina sedeva Roberto Rizzo. Quattro punti nelle prime tre giornate e la pesante sconfitta per 3-0 contro il Catania portarono alle dimissioni dell’allenatore salentino. Sembrava l’ennesimo segnale di una stagione destinata a complicarsi. Ed è proprio qui che la storia del Lecce cambia volto:
Dopo le dimissioni di Rizzo, decisi personalmente di prendere Fabio Liverani, una scelta apparentemente azzardata e controcorrente, ma decisiva e vincente. Con Fabio allenatore e Meluso d.s. abbiamo vinto due campionati di fila e dall’inferno della C in pochi mesi ci siamo trovati in A. Un miracolo sportivo.

Dalla quinta giornata in poi, sulla panchina giallorossa siede Fabio Liverani. Con lui è tutta un’altra musica: il Lecce non conosce più la sconfitta fino alla 27ª giornata. La promozione matematica arriva con una giornata d’anticipo. Il 29 aprile 2018, Lecce-Paganese si gioca davanti a oltre 18 mila spettatori. L'anno successivo la storia si ripete e la cavalcata verso la Serie A si compie. E' l'11 maggio 2019. Stadio Via del Mare. Lecce-Spezia. Risultato finale? 2 a 1 per i giallorossi. Alle ore 16:59 il Lecce torna in Serie A.
Dalla retrocessione al nuovo ciclo con Corvino
“La mia prima Serie A è stata funestata dal Covid - ha raccontato Sticchi Damiani - eravamo salvi prima dell’epidemia, poi siamo andati giù con 35 punti”. Il presidente giallorosso ha ammesso che in quella prima esperienza in massima serie la rosa non era attrezzata a giocare ogni 3 giorni. La pandemia, poi, generò un danno rilevante alle casse della società. Da lì, l'idea: bisogna ripartire, e per farlo fu chiamato Pantaleo Corvino.
Per questa impresa chiamai Pantaleo Corvino. Da allora è iniziata una nuova storia e il Lecce si è trasformato in un modello di calcio efficiente, sostenibile e vincente. Il mio rapporto con lui? Io e lui abbiamo un rapporto autentico, vero. Passiamo le giornate a difendere il Lecce, ognuno in relazione al proprio ruolo. Sì la parola giusta è difenderlo, in campo innanzitutto, ma anche nell'immagine, nella reputazione, nella credibilità. Le tre salvezze consecutive in A sono un record inimmaginabile: mai si era verificato in 120 anni di vita del club.

Uno sguardo al futuro
Centro sportivo, stadio coperto ed un progetto tecnico solido: il futuro del Lecce è solido e l'obiettivo della quarta salvezza consecutiva è alla portata. Come dice il presidente “otto anni fa tutto questo era impensabile”:
Assieme a Corvino e Trichera, un allenatore leale e trasparente come Di Francesco, lavoriamo duramente. Anche perché si concludano al meglio i lavori per la copertura del Via del Mare e per il completamento del centro sportivo di Martignano, dove ci siamo trasferiti da settembre. Otto anni fa tutto questo era impensabile.









