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In qualità di acerrimo nemico di Fabio Liverani (ovviamente sto scherzando, lo specifico per gli ttuppati), oggi è oggettivamente difficile scrivere un editoriale contro di lui. Dopo un sontuoso 7-0 è impossibile anche essere vagamente interessanti in una qualsiasi disamina poiché non c'è niente da analizzare. Quelli sono andati in black out, il Lecce non ha sbagliato niente. Che vuoi dire di più? Scrivere un editoriale dunque, uno qualsiasi, porterebbe al solito ed unico risultato di essere sgradevolmente dolci. Inutilmente banali. Uno spreco di tempo la lettura. Per fortuna non vi trovate di fronte ad uno di questi pezzi. E per fortuna ho deciso di dare una chance a voi poveretti. Vi do la possibilità di insultarmi anche oggi. Di chiamarmi nostalgico di Rizzo, di chiamarmi gufo e di scrivere che non aspettavo altro che un magnifico 7-0 per sparare sulla croce rossa. Ovviamente lo direte pur essendo questo pezzo spudoratamente ironico. Ma a voi questo non importerá. Oppure, semplicemente, non lo avrete capito. Io comunque ho trovato dei punti interessanti su cui poter attaccare Fabio Liverani. Che perfetto non lo sarà mai, nemmeno dopo un 7-0. Uno. Intanto parliamo della fortuna che ha avuto di giocare ieri la gara contro l'Ascoli. Siamo sicuri che se l'avesse giocata il primo di Febbraio il risultato non sarebbe stato lo stesso. Questo perché il Lecce in quel periodo non aveva ancora tutte le certezze di oggi e perché anche l'Ascoli era in un periodo di forma in grado di mettere paura ai giallorossi. Due. L'autogol di Liverani. Dopo un 7-0 così sarà difficile superarsi e ormai anche un normale 2-0 sarà considerato un risultato sparagnino, di un allenatore che non ha l'animus del combattente. Tre. Se ieri l'Ascoli non avesse avuto quel black-out, e quindi i meriti sono tutti dei bianconeri, la gara sarebbe sicuramente finita sul 7-7. I giallorossi notoriamente si fanno rimontare. E' già successo alla prima contro il Benevento. E succederà ancora. Perché il lupo perde il pelo ma non il vizio. Quattro. Vincere per 7-0 contro l'Ascoli non fa altro che acuire il dolore per quel pari a Crotone. Oggi saremmo felicemente primi anziché banalmente terzi. Infatti, se ieri avessimo, non dico perso, ma almeno pareggiato, non staremmo pensando continuamente al 2-2 della settimana scorsa. Per lo meno, è quello che succede a me. Cinque. Vogliamo parlare del fatto che è riuscito a far giocare Felici? Diciotto anni ancora da compiere? E per Di Matteo e Cosenza ancora nessuna chance. Sei. Il Lecce nella sua storia ha avuto risultati ben più roboanti. Un 10-0 alla Liberty Bari ad esempio o tre 8-0 contro Scafatese, Trani e Foggia. Ieri ha avuto paura di eguagliare questi record e ad un certo punto si è seduto, trasmettendo alla squadra tutte le sue incertezze. Sette. Tabanelli non è più il mio idolo. Io scelgo gli idoli tra i calciatori di talento il cui talento è inespresso. Ora che tutti gli andate dietro perché lo avete riscoperto goleador, non c'ho più voglia. Il mio cuore batte solo per Rado ormai. Otto. Che Mancosu fosse forte lo avevamo capito tutti già negli anni di serie C, quello che non stiamo riuscendo a capire noi ed una commissione del Cicap è come mai sia anche così terribilmente continuo e così straordinariamente brasileireggiante (neologismo, non rompete!). Nove. Un team di psicologi, capitanati da Raffaele Morelli, sta seguendo da vicino le tristi vicende personali di Vigorito. Uomo lasciato solo per 90 minuti, per la maggior parte delle partite. I compagni per tirarlo su di morale mettono abbomba "La Solitudine" di Laura Pausini mentre sono sotto la doccia. Con scarsi risultati. Dieci. Ribadisco il fatto che questo pezzo sia drammaticamente ironico e sono pronto a scommettere che ci sarà comunque qualcuno che non ne coglierà l'ilarità.  
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