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Ormai non fa più parte della rosa del Lecce ma Joan Gonzalez è rimasto nel cuore di tanti tifosi giallorossi. Il centrocampista spagnolo ha dovuto lasciare il calcio a causa di un problema cardiaco ed a Cronache di Spogliatoio ha raccontato la sua storia da calciatore professionista, le difficoltà nel lasciare il calcio giocato ed i suoi sogni futuri.

L’arrivo nel Salento 

Era l’anno del Covid, un mercato complicato. Il mio procuratore mi ha svelato questa opportunità a metà agosto: mi piaceva il progetto, volevo fare un’esperienza all’estero e ho deciso di accettare. Mi ricordavo il logo della squadra dai videogiochi, ma non sapevo dove si trovasse sulla mappa. Abbiamo fatto una buona stagione con la Primavera e l’anno dopo mi hanno chiamato per fare la preparazione con la prima squadra, ho fatto bene e sono rimasto.

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 I problemi cardiaci 

Da piccolo avevo qualche extrasistola, dei battiti “fuori tempo”, ma niente di grave: tanti giocatori ce l’hanno. Durante le visite mediche, però, il dottore ha trovato una morfologia diversa del battito e ha voluto approfondire. A Lecce ho fatto una risonanza magnetica e hanno trovato qualcosa che non capivano bene. 

Mi hanno detto che non potevo andare in ritiro e che dovevo fare altri esami, a Padova o a Barcellona. Ho scelto Barcellona per stare vicino alla famiglia. Lì ho fatto una quantità enorme di test: dopo circa un anno mi hanno detto che non potevo più giocare a calcio. È durato tutto da luglio ai primi mesi del 2025, quindi circa un anno.

L'affetto del Lecce e dei compagni 

La cosa positiva, se così si può dire, è che è stato un processo di esami talmente lungo che il periodo dell’accettazione è arrivato progressivamente, ho avuto tempo per assimilare ciò che stava succedendo. Quando alla fine mi hanno detto che dovevo fermarmi, un po’ me lo aspettavo. E questo ha reso la notizia meno traumatica. 

Ho apprezzato che il Lecce mi sia rimasto molto vicino, sono stati splendidi, e non hanno osteggiato nessuna parte burocratica al momento della cessazione della mia attività agonistica. Anche i compagni «mi sono stati accanto, quelli con cui avevo più rapporto mi chiedevano ogni giorno come stessi.

Accettare lo stop

È durissima. All’inizio pensi solo: ‘Quanto tempo dovrò stare fermo?’. Non immagini mai di dover smettere. Col passare dei mesi inizi a renderti conto che può accadere, e questo ti aiuta un po’ ad accettarlo. La parte più difficile è stata vedere la mia famiglia e la mia fidanzata soffrire per me. Però mi sono stati sempre vicino. Abbiamo passato un momento complicato, ma allo stesso tempo è un ricordo bello per il loro sostegno. 

Futuro 

Già studiavo mentre giocavo, ma ora mi sto concentrando di più. Prima facevo mezzo anno accademico in un anno, ora sto cercando di farne uno e mezzo. Voglio prepararmi bene per questa nuova vita. Sicuramente farò qualcosa legato al calcio: non voglio allontanarmi. Non so che ruolo specifico vorrei ricoprire nel calcio, ci sono tante possibilità e continuo a prepararmi. Ora voglio finire l’università. 

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