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Voi lo avreste fatto? Avreste lasciato la vostra comfort zone per vivere un’avventura così? 

Samuel Umtiti a Lecce era un rischio. Non tanto per la società giallorossa, che si era comunque cautelata con 4 centrali di livello, quanto per lui. Dalla Champions alla lotta per non retrocedere; da uno spogliatoio di fenomeni ad un gruppo di ragazzi giovani quasi tutti esordienti nel campionato di Serie A; dai 100000 del Camp Nou ai 25000 del Via Del Mare che, lasciatecelo dire, fanno comunque la loro gran bella figura. 

Era una scommessa, una scelta di vita, un cambiamento epocale nella sua routine. Nelle ultime stagioni era ai margini del progetto, sempre fuori per scelta tecnica o per problemi fisici. In molti parlavano di un giocatore finito, di un campione che avrebbe dovuto arrendersi davanti ad un ginocchio malconcio, di una figurina da rispolverare solo quando c'era da ricordare il Mondiale del 2018 vinto in Russia dalla Francia.

Samuel, però, al ritiro non ci ha mai pensato. A 28 anni, in effetti, non aveva alcun senso appendere le scarpette al chiodo, non se c’era la voglia di continuare a fare quello per cui è nato.

Ha scelto Lecce all’improvviso, in un caldo ed afoso pomeriggio di agosto. Immaginiamo il pressing di Corvino, le solite foto inviate al campione francese per convincerlo che il Salento è una terra magica, da visitare e vivere almeno per una stagione. Il suo arrivo è stato indimenticabile anche per lui. Non si aspettava quella folla, non si aspettava i cori da parte di gente che difficilmente idolatra chi indossa la propria maglia da anni, figurarsi chi è appena arrivato ed ha ancora tutto da dimostrare.

Il legame è stato forte fin da subito ed anche quando non scendeva in campo, la presenza di Umtiti si percepiva. Nello spogliatoio, durante l’allenamento, perfino in panchina. Il classe ’93 era lì e l’attenzione di tutti in campo era ancora più alta del solito.

Poi a Roma ha indossato la maglia giallorossa per la prima volta. Ha addirittura servito un assist involontario a Strefezza per la rete del momentaneo pareggio ma, soprattutto, ha ripreso confidenza con il campo, con i compagni, con una partita vera nella quale giocarsi qualcosa.

Da quel momento lo abbiamo rivisto sorridere. Lo abbiamo ammirato felice, finalmente spensierato e libero dalle paure che lo hanno attanagliato per troppo tempo. Baroni ha centellinato il suo utilizzo ma nelle ultime settimane lo sta utilizzando con continuità. Contro la Lazio ha giocato la miglior partita da quando è arrivato nel Salento, ma anche contro Spezia e Milan ha rappresentato un muro difficilmente valicabile, nonostante la fisicità e la forza degli avversari.

Sappiamo che Umtiti rimarrà a Lecce per altre 21 partite. Poi la su

a qualità lo porterà lontano dal Salento perché è giusto così. Un giocatore come lui deve giocare in Champions League e lottare per vincere il titolo nazionale ogni anno. 

Samuel è un vincente che ha scelto una squadra che perde spesso per rilanciarsi. Sembra un paradosso, eppure è accaduto per davvero. A Umtiti non importava vincere, ma solo tornare a sorridere. 

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