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Titolare. Questa è una parolina fondamentale per chi gioca a calcio. Essere un titolare inamovibile o quantomeno riuscire a giocare una partita dal primo minuto è l'obiettivo minimo di qualunque calciatore. Poi ci sono altri invece che partono sempre dalla panchina. Magari storcendo il naso, o magari no. Perché sanno bene di non avere novanta minuti nelle gambe, o perché sanno che ci sono calciatori più forti che meritano il campo. O magari perché sanno che basterebbero anche gli ultimi dieci minuti per lasciare il segno e cambiare addirittura le sorti di una partita. Ed è proprio quello che accade il 7 febbraio del 1993. Antonio Rizzolo da Orvieto, in quel Lecce-Cesena parte dalla panchina. Al minuto 53, con il risultato inchiodato sullo 0-0, una punizione dalla tre quarti in favore del Lecce ferma il gioco e consente a mister Bolchi di effettuare un cambio. Fuori Maini, dentro Rizzolo. L'attaccante fa appena in tempo a portarsi in area di rigore che arriva il fischio dell'arbitro. Il pallone scodellato al centro è un invito a nozze per il nuovo entrato e forse per questo dimenticato da tutti. Incorna di testa nel sette alla destra dell'incolpevole estremo difensore bianconero. Rizzolo, o Rizzogol come verrà ribattezzato, entra e segna ancora una volta. A fine campionato sarà il miglior marcatore del Lecce con nove reti, spesso da subentrato, regalando ai giallorossi una inaspettata promozione in serie A. Perché, in fondo, non importa se giochi 90 minuti, se sei titolare o addirittura capitano. L'importante è semplicemente fare gol. E quando fai gol resterai immortale. Lecce non dimentica Antonio Rizzolo da Orvieto, detto Rizzogol. 7 febbraio 1993
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