Corvino: "Rimpianto Berbatov. Le critiche per Cheva e Lucarelli. La moglie di Hubner..."
Pantaleo Corvino, Responsabile dell’Area Tecnica del Lecce, ieri è stato ospite della trasmissione televisiva di Telerama A Tu Per Tu ed ha raccontato diversi aneddoti sui vari acquisti compiuti negli anni.
BERBATOV – “Lo feci arrivare a Brescia per tre giorni per le visite mediche e per non far uscire la notizia, era praticamente tutto fatto. Lo scoprii dopo un viaggio in Svezia. Ero andato per vedere un difensore che giocava nella Bulgaria e in attesa della gara fra le nazionali maggiori andai a vedere l’Under e rimasi impressionato da Berbatov. Per questo volai immediatamente a Sofia per chiudere con il CSKA. Noi dovevamo prendere Chomakov l’anno prima da girare al club bulgaro in attesa che Berbatov compisse i 18 anni e potesse lasciare la Bulgaria, visto che prima non era possibile. Passò un anno, le visite andarono bene e firmò il contratto, ma per un disguido tutto saltò. Il resto lo sappiamo, e lui diventò una delle punte più forti di sempre. Resta il mio rimpianto più grande”
LUCARELLI - “Ero a Brescia e avevo comprato Hubner, con tanto di cartellino in mano per quattro miliardi e mezzo grazie alla buona cessione di Sesa al Napoli. Avevo tutto pronto, ma la moglie di Hubner aveva cambiato idea all’ultimo e non sapevamo con chi sostituirlo. Ho provato a convincerli dicendo che a Lecce c’è tutto, il sole, il mare, le aragoste…ma niente, me ne tornai in aeroporto a Malpensa. Lì tra le destinazioni di partenza del tabellone lessi Valencia e mi saltò in mente Lucarelli, che avevo valutato preferendo poi Hubner. Chiamai così il procuratore dicendo che stavo andando lì, e con una chiamata convinsi Cristiano, dicendo che tutti mi avevano parlato male di lui e che era il momento di mostrare il suo valore. Lucarelli non giocava da due anni e nessuno credeva in lui, il resto è storia”.
CHEVANTON - “Anche dopo la cessione di Lucarelli passai un’estate difficile, perché su Chevanton c’era tanto scetticismo. Alla vigilia della partita con il Parma me ne andai in Brasile perché ero troppo teso. Ero sicuro delle qualità di Cheva, ma mi ferivano tutte quelle critiche e quei dubbi. Ero in albergo a guardare le partite su Rai International, mi affacciai dal bagno perché avevo sentito di un gol e vidi Chevanton esultare sotto la Nord. Un’emozione indescrivibile”.