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Evitare la sconfitta era la mission possible di questa domenica e così è stato nonostante il Lecce ci abbia messo del suo per rendersi vulnerabile agli occhi di Francesco Forte e i suoi compagni. Dopo il pari contro il Como, inverosimile, il rischio di ripete la doppietta come all'andata era ampio. Questa volta però non per un Lecce ancora in fase di rodaggio, piuttosto per una situazione delicata derivante principalmente dagli infortuni e convalescenze varie. 

I giallorossi alla vigilia si presentano senza Hjulmand squalificato, poi Rodriguez e Asencio. In panchina ci vanno calciatori sulla via del recupero e il riferimento va a Simic, Ragusa e Di Mariano. Sfiga volle che persino Faragò, a partita in corso, abbia dovuto dare forfait dopo 4 minuti tondi dal suo ingresso. Insomma un'ecatombe. 

Alla fine Baroni mette in piedi una formazione dignitosissima, anzi, sulla carta potenzialmente fatta da titolari. Calabresi e Barreca esterni con Lucioni e Tuia centrali sarebbe dovuta essere proprio la difesa disegnata in estate su carta. Blin in cabina di regia a coordinare Majer e Gargiulo con Strefezza, Coda e Listkowski a impensierire Glik e compagni. 

I salentini partono subito male perché la squadra di Fabio Caserta ha imparato a fare il Lecce e ha cominciato a pressare subito alto, chiudendo le linee di passaggio, e mettendo alle strette Lucioni e soci. Infatti la squadra va subito in bambola e Calabresi, sfortunatissimo, prima prova a liberare l'area con un colpo di testa che per poco non batte Gabriel e sugli sviluppi di quella stessa azione devia in porta col petto un pallone sfigato che proveniva dalla trequarti mancina dei sanniti. 

Come consuetudine, la squadra di Baroni non si scoraggia. L'equilibrio, il ragionamento, la concentrazione fanno parte del DNA di questa compagine e nonostante le difficoltà, di Majer e Barreca principalmente, ma anche di Listkowski di farsi trovare smarcato, hanno impedito alla squadra di venire fuori subito. 

Più passava il tempo però e più i giallorossi prendevano in mano il match. Con una direzione di gara da rivedere e con un centrocampo in crisi è Lucioni che prende per mano la squadra e prova a sfondare dritto per dritto dando il via all'azione che porta prima Gargiulo in area di rigore a calciare verso Paleari, poi vede quel pallone respinto tornare indietro e andare incontro a Gabriel Strefezza che proprio non riesce a sbagliare un tiro da fuori. Anche stavolta piazza un pallone potente e preciso con quel piedino che riesce ad essere contemporaneamente piuma e fero. Uno a uno e palla al centro. 

Nel secondo tempo non c'è storia. Intanto la sfiga non sbaglia squadra nonostante il colore sociale sia lo stesso e così sventa il tentativo di Baroni di porre rimedio all'inefficienza del primo tempo di Majer e Barreca. Infatti Faragò esce dopo 4 minuti per un problema muscolare, nemmeno il tempo di farsi vedere in faccia dai compagni. Va meglio invece Gallo che con la sua verve polemica riesce a trasmettere ansia a Improta e a produrre più di qualche palla gol. 

Il Lecce c'è ma quando Massimo Coda non segna riesce ad essere meno produttivo di un Olivieri qualsiasi. A tratti irritante. A momenti deludente. Se non gira lui non è detto che giri l'attacco da solo, anche perché dai suoi piedi passano molte proposte offensive, e così le assenze di Asencio e Rodriguez si fanno pesanti perché non danno alternative a Baroni.  

Con la squadra in procinto di giocare ogni 3 giorni da qui ai primi giorni di Marzo, è fondamentale ritrovare intanto Checco Di Mariano, poi gli spagnoli Asencio e Rodriguez che possono dare un contributo importante alla causa, quantomeno per far rifiatare il bomber ispanico. 

C'è da capire se il calo di forma riscontrato in queste ultime uscite sia un caso o sia un campanello d'allarme su cui vigilare.

Per quanto riguarda i nuovi arrivati, in generale, da Ragusa a Simic, da Faragò allo stesso Asencio prima citati, è necessario che si dia un'accelerata. Mentale e fisica. Superato Carnevale e rientrata l'emergenza non si sa quanto possano tornare utili giocando ogni 7 giorni, c'è il rischio di non vederli più in campo…

 

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