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Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, è stato ospite di Tr News Talk ed ha parlato della ripresa del campionato e del calciomercato di riparazione ormai alle porte. Ecco di seguito le sue parole: 

"Mercato? Il metodo di Pantaleo lo conoscete. Lavorare a fari spenti nei mesi scorsi, non ora, e poi se si creano le condizioni giuste provare a portare qualcosa di funzionale già adesso, altrimenti se ne parla nel prossimo mercato. Sono tutte trattative ed operazioni alle quali lavora il giorno dopo in cui chiude la precedente sessione di mercato. Non sta a me svelare le trattative che lui conduce a fari spenti. Non perché non ci sia la volontà ma perché l’unico modo per centrare l’obiettivo è arrivare prima degli altri. Se il nome esce, la concorrenza spesso ha più forza di noi e rischiamo di perdere quell’obiettivo. I suoi mercati ormai li conoscete. Pantaleo ha pescato in Norvegia, in Islanda. Magari guarderà in Groenlandia. Sono mercati meno conosciuti, meno appetibili, nei quali lui ha la forza di arrivare per primo. Su altri mercati il Lecce non può competere e per questo lui è costretto a lavorare su piazze più complicate.

In uscita parliamo di quei giocatori che, avendo avuto meno spazio, oggi ci chiedono di andare via. Per loro deve arrivare un’offerta vantaggiosa anche per il Lecce. Il club non ha degli esuberi e chi parte sarà sostituito. Per noi, quando un giocatore chiede di andare via perché gioca poco, c’è la necessità di sostituirlo. A differenza di tutto le rose di Serie A il Lecce non ha esuberi o sprechi. 

Per le operazioni in entrata, sicuramente un reparto nel quale dobbiamo intervenire è quello del centrocampo. C’è proprio un tema numerico e se si riuscisse ci piacerebbe rinforzare quella zona del campo. Un intervento a centrocampo cercheremo di farlo, almeno uno. Per il resto la squadra ha due giocatori per ruolo in ogni parte, come se avessimo due formazioni. Spesso il fatto che un giocatore venga seguito dal Lecce e da Pantaleo Corvino è una garanzia in più per tutti e quindi i calciatori che seguiamo poi diventano ancora più appetibili. È già successo che abbiamo perso giocatori perché sono uscite informazioni prima del tempo. Il centrocampista? Non credo che arriverà da paesi caldi. Poi magari Pantaleo mi sorprenderà, nel mercato tutto può succedere. La nostra area tecnica non lavora mai su un solo obiettivo di mercato. Per quello stesso ruolo si portano avanti 3 o 4 trattative per vedere di chiuderne una. 

Scaramantico? Lo sono il giusto. Per la partita con la Lazio ho qualcosa in mente. Io non sopporto particolarmente la cravatta, ma sia contro l’Atalanta che contro la Sampdoria la indossavo ed ha portato bene. Per questo mi sa che mi sono autocondannato a portarla per tutto il campionato. Ovviamente sarebbe fantastico se una bella cravatta ci facesse sempre vincere. Dobbiamo, invece, pensare che stiamo facendo qualcosa di inimmaginabile, in un calcio drogato noi proviamo a fare le cose per bene tenendo in ordine conti e numeri. Siamo, lo ripeto, un caso unico in Serie A e questi risultati derivano solo dalla programmazione che ha fatto il club. Abbiamo tanti competitor che per fare il mercato sono super indebitati e hanno già anticipato i diritti televisivi del prossimo anno. È un calcio che utilizza un sacco di stratagemmi di bilancio fiscali e tributari per spendere più di quanto ci si può permettere. Noi non facciamo questo, a costo di essere meno competitivi, e questo significa avere meno margine di errore. 

Nuovi soci? La società adesso è ben strutturata. Ho acquisito la quota di maggioranza assoluta del club dopo l’uscita dell’amico De Picciotto. L’ho fatto con senso di responsabilità, sebbene non fosse inizialmente la mia ambizione. Il gruppo capeggiato da Collardi e la famiglia Barbetta secondo me hanno la forza per crescere un po' di più all’interno del club, nonostante non ci sia un’urgenza. La vera svolta sarebbe quella di inserire un grosso partner finanziario, come ad esempio ha fatto l’Atalanta, per essere ancora più ambiziosi. Questa sarebbe una cosa che non escluderei. 

Devo dire che c’è un moto nazionale di partner stranieri che potrebbero entrare nei club. L’idea del Lecce non è quella di dare le chiavi della società ma di inserirlo all’interno della compagine, lasciando invariato un management che ha dimostrato di saper gestire il club. Questo tipo di gestione ha creato un interesse nei confronti del nostro club e chi si avvicina rimane positivamente colpito per il modo oculato e, lasciatemi dire, futuristico nel quale gestiamo la società. Con certezza posso dire che c’è grande interesse al modello di calcio che abbiamo sviluppato. 

Piace molto che abbiamo una squadra giovane, la più giovane della Serie A, e piace che ci sia una piazza che per tifoseria è ai primi posti come numeri di tifosi che ci seguono in casa e fuori. Più soggetti hanno mostrato questo tipo di interesse nei nostri confronti. Noi, a differenza di altri che sono costretti a scegliere subito un partner di questo tipo per porre rimedio a situazioni finanziarie complesse, possiamo sceglierlo con calma e solo quando ci saranno le condizioni giuste per dare valore al progetto". 

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