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28 aprile 1998. In questo giorno Pantaleo Corvino ha firmato il suo contratto con il Lecce, diventando il nuovo direttore sportivo della società giallorossa.

Il suo nome circolava da tempo perché le sue qualità di talent scout erano ormai note in tutta Italia, dato che con il suo Casarano aveva sfiorato anche la promozione in Serie B.

Pantaleo, quel giorno di ormai 24 anni fa, però, non avrebbe mai immaginato che quella società sarebbe stata così importante per la sua carriera ed avrebbe rappresentato sia il trampolino di lancio per piazze ancora più prestigiose che il rifugio dopo una lunga avventura in giro per l’Italia.

In conferenza stampa lo dice spesso: “Ho raggiunto grandi obiettivi, ho vinto tutto a livello giovanile, forse mi manca solo lo Scudetto”. Eppure vedendolo venerdì sera nel post partita contro il Pordenone, sulla passerella del Via Del Mare, felice come un giovane alle prime armi, ci è parso di capire che nessun successo valga quanto una vittoria raccolta qui, nel suo Salento, la terra dalla quale è partito e che non ha mai dimenticato, anche quando gli avversari si chiamavano Bayern Monaco e Lione e la competizione era la Champions League.

Pantaleo Corvino ha conquistato tre promozioni con il Lecce, ma questa è stata senza dubbio la più impegnativa della sua carriera. Certo, i giallorossi nella loro storia non hanno mai avuto la possibilità di costruire squadroni per dominare il campionato, ma il torneo cadetto di questa stagione è assolutamente fuori contesto, soprattutto per via della presenza di imprenditori italiani e stranieri che hanno investito cifre incredibili per salire di categoria.

L’ex ds viola è tornato nel Salento perché, come lo ha definito lui in una nostra intervista, aveva voglia di compiere "L'ultimo volo" nella speranza di riportare questa squadra in Serie A. Si è dato tre anni di tempo, tre anni nei quali sapeva di dover lavorare sodo per ricostruire tutto, a partire dal settore giovanile.

Lo scorso anno ha provato a compiere un autentico miracolo ed ha sfiorato la soddisfazione più grande, a causa dell’eliminazione ai playoff, dopo un finale di stagione da film horror che ha vanificato tutto il percorso compiuto fino a quel momento. In compenso, però, ha riportato il settore giovanile in Primavera 1, lavorando sulle strutture e sui ragazzi più giovani, ossia il futuro di questo club.

In questa stagione aveva una montagna da scalare. Tante compagini avevano maggiori disponibilità economiche, eppure non ha avuto paura, si è comportato da salentino vero ed ha lavorato ancor di più per garantire a Baroni una squadra all’altezza delle aspettative ed alla società dei costi contenuti. 

Il Lecce ha vinto il campionato, ha avuto la miglior difesa del torneo ed ha inanellato una serie di primati che si fa fatica ogni volta a ricordare. Corvino ha scoperto Hjulmand, Helgason, Gendrey, Rodriguez, Listkowski Bjorkengren e tanti altri prospetti molto interessanti, ragazzi giovani, poco abituati alle pressioni di una piazza sì calorosa ma anche molto esigente. Ha convinto tanti calciatori esperti a sposare il progetto Lecce, giocatori di categoria che hanno dato tutto per questa maglia, spinti anche dall’esempio d’amore della dirigenza per questi colori. Ha puntato sugli uomini giusti, lasciando andare chi non aveva più voglia di indossare questa gloriosa casacca e portando nel Salento chi, invece, vedeva Lecce come un’occasione da cogliere al volo.

Più di tutte le sue esternazioni di questi due anni, ci è rimasta impressa la conferenza stampa della scorsa settimana, quella post Vicenza-Lecce. In quell'occasione Corvino ha dimostrato a tutti che dietro quella scrivania non c'è solo un dirigente ma anche e principalmente un tifoso di questa maglia, che non dorme la notte pur di regalare a questo territorio ciò che merita. Dai suoi occhi, più che dalle sue parole, si percepiva la rabbia del momento ed anche l'orgoglio di rappresentare un intero popolo, il suo popolo, quello del quale si sente parte integrante. 

Non vogliamo parlare di future plusvalenze, sono conti che spettano alla società e che riguardano l’aspetto economico. Oggi ci piace guardare solo il lato romantico del ritorno di Pantaleo Corvino nel Lecce.

A 72 anni non è facile avere ancora questo fuoco dentro, ma se lo si ha non si può smettere di lavorare, perché sarebbe un peccato non alimentare una fiammella che si nutre d’amore. Pantaleo ha un anno di contratto ma chissà, magari deciderà di continuare ancora, di prolungare il suo rapporto d’amore con il Salento, perché se lavori per il Lecce allora rappresenti tutta la nostra terra. Ci sono traguardi prestigiosi da raggiungere e fondamenta solide da costruire. La promozione in Serie A era solo il primo obiettivo, ancora c’è tanto da fare. 

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