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"Cittadella-Lecce 4-1". Facciamo che oggi la parte comica di questo pezzo si racchiude tutta nel risultato finale di ieri. Un risultato che ora proverò ad analizzare cercando di toccarla piano ma nella maniera più dolorosa possibile. Come sempre cercheremo di andare a fondo attraverso un'analisi alternativa ma non per questo incapace di farsi volere bene. Uno. La formazione mandata in campo oggi è sbagliata almeno quanto quella di domenica contro il Livorno. Pari pari. Centrocampo con tre registi a scalare nei parametri di fisicità, altezza, tecnica, rapidità di piede, rapidità di pensiero. Un bel centrocampo articolato ma di una sola figura: il regista. Grazie a questo centrocampo abbiamo perso due partite e preso sei gol: abbiamo perso il primo tempo contro il Livorno e tutti e due i tempi di ieri. Due. Arrigoni mezz'ala è il messaggio cifrato con cui Liverani sceglie di ammiccare all'avversario. Un modo come un altro per rendere le armi in battaglia. Tre. Scegliere di partire con due punte possenti come Tumminello e La Mantia, senza un trequartista che sappia unire centrocampo e attacco con eleganza e strafottenza come Falco oppure con strafottenza e intelligenza come Mancosu è fuorilegge in Italia perché è rubricato come eutanasia. Quattro. Tutte queste scelte insieme fatte a Febbraio prendono il nome di "zona Dubickas". Per il significato e la paternità rimando al numero successivo. Dopo un secondo girone d'andata fatto alla grande, ci prepariamo al secondo girone di ritorno strabordante d'ansia? Speriamo non sia un dogma. Cinque. La zona Dubickas è il periodo dell'anno in cui il Liverani Compagnone impazzisce ed effettua scelte inconcepibili. Prende il nome dal periodo dell'anno in cui preferiva Dubickas a Di Piazza, Torromino e Caturano insieme. E senza poi essere ripagato in campo da prestazioni sopra la norma. La paternità di tale definizione è da ricondurre all'intellettuale del gruppo Pierpaolo Verri. Quello alto con i capelli ricci. Sei. Tumminello da Bobo Vieri ha preso l'apatia con cui gioca quando non è in forma. Se non entra nel pieno della forma fisica non è che non si vede soltanto, fa proprio danni. Su questa definizione ci scommetto un chupito. Sette. Quando ne avete per Fiamozzi ricordatevi che ha giocato nella zona del campo in cui agivano Arrigoni e Tumminello insieme che un po' per caratteristiche e un po' per ingranaggi da oliare non hanno quasi mai accompagnato l'azione. Otto. E poi ci fermiamo qua. Non si può vincere sempre. Si può anche perdere meglio di così. Per tutti questi motivi e anche per mille altri, si può sbagliare formazione e incappare nella giornata sbagliata. Ho finito i luoghi comuni.
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