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Spesso nel mondo del calcio sentiamo dire che ormai a fare la differenza sono corsa, velocità e potenza fisica.

Certo, senza queste caratteristiche non si può giocare ad alti livelli, perché lì tutti le possiedono e la differenza poi si nota.

Noi, però, a Lecce abbiamo ammirato un giocatore elegante, molto forte tecnicamente, che non faceva della velocità, della corsa e della potenza fisica le sue caratteristiche migliori.

Oggi vogliamo raccontarvi la storia di Carlos Grossmüller, un centrocampista arrivato nel Lecce di De Canio e subito determinante grazie alla sua esperienza ed alle sue qualità tecniche.

La mezzala uruguaiana è cresciuta nel Danubio, giocando 7 anni in questo club e collezionando in totale 51 presenze e 14 gol con la camiseta bianconera.

Le sue prestazioni non sono passate inosservate in Europa, tanto che lo Schalke O4 ha deciso di puntare su di lui, prelevandolo e concedendogli anche diverse chance dal primo minuto in Bundesliga ed in Champions League, competizione nella quale può vantare anche 8 presenze.

Dopo l'esperienza tedesca, Carlos ha sentito l'esigenza di provare il campionato italiano ed è arrivato nel Salento. Qui ha trovato un ambiente caloroso e passionale che, fin da subito, gli ha ricordato il suo Uruguay. Nella prima stagione i giallorossi hanno ottenuto la salvezza ed il centrocampista classe ‘83 è stato assoluto protagonista di quel campionato, con un gol siglato all’Olimpico nella vittoria sulla Lazio. 

L'anno successivo, invece, nonostante i due gol in campionato, Grossmüller ha giocato molto di meno ed alla fine i salentini sono retrocessi in Serie B.

Dopo la rescissione consensuale del contratto, il centrocampista è tornato in patria, continuando ad incantare le platee ed indossando di nuovo la maglia del Danubio. A dire il vero, Carlos si è anche regalato un'esperienza particolare in Norvegia, con il Sandefjord, disputando 12 partite a quelle latitudini.

A maggio del 2021 ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo ed ora si è preso un pò di tempo per valutare il futuro. Lui è stato la dimostrazione che nel calcio moderno il talento e la classe fanno ancora la differenza. 

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