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 In questa stagione, almeno fino a 10 giornate fa, il Lecce di Baroni ha avuto un passo costante. Certo, gli alti e bassi ci sono stati sempre ma la squadra allenata dal tecnico toscano non sbagliava mai più di due prestazioni consecutive ed alla fine, in un modo o nell’altro, riusciva a conquistare punti.

Questo andamento, tra l’altro, le ha permesso di rimanere, fin dalle prime giornate, fuori dalla zona caldissima, a debita distanza dagli ultimi tre posti della graduatoria. Ciò che si è notato fin da subito, però, è questo strano rendimento negli scontri diretti, soprattutto in casa. 

I salentini, che attendono lo Spezia tra due giornate, non hanno battuto nessuna delle dirette concorrenti tra le mura del Via Del Mare, pareggiando con Empoli, Cremonese e Sampdoria e perdendo contro Salernitana e Verona. Fuori casa, invece, le cose sono andata abbastanza meglio, grazie alle vittorie ottenute all’Arechi di Salerno, a Marassi contro i blucerchiati ed allo Zini di Cremona.

Alla domanda che ci siamo posti, e che abbiamo anche deciso di far diventare il titolo di questo articolo, ovviamente non sappiamo rispondere, eppure adesso cercheremo delle spiegazioni plausibili, che possano indicarci perché Hjulmand e compagni in questa stagione non riescano a portare dalla loro parte le sfide assolutamente da vincere. 

Probabilmente il fattore tifo fa più male che bene a questa squadra. Non vogliamo parlare di gruppo giovane, questa può essere una scusante all’inizio e non a 5 giornate dalla fine, e per questo preferiamo definire questa formazione inesperta per la Serie A. Molti giocatori, infatti, non conoscevano questo campionato, un torneo probabilmente non allo stesso livello di 10 anni fa ma pur sempre complicato per chi è poco abituato a certi ritmi. I tifosi non hanno fatto mai mancare il loro apporto ma, nonostante questo, in casa il Lecce ha vinto solo 3 partite e nessuna di questa contro dirette concorrenti. Baroni in conferenza stampa ha parlato di pressione ma giocare davanti a 25000 persone che urlano per i tuoi colori dovrebbe rappresentare uno stimolo ulteriore e non un’inutile paura.

Un’altra spiegazione proviamo ad addurre riguarda l’atteggiamento delle avversarie. Le cosiddette piccole vengono a Lecce e giocano di contropiede, con ripartenze letali che possono fare male alla squadra di casa. Di contro, la compagine di Baroni è costretta a tenere il pallino del gioco ed a costruire con qualità, sebbene manchino i centrocampisti dai piedi buoni che aprano gli spazi e vedano corridoi utili. Contro le squadre chiuse i giallorossi fanno un’enorme fatica ed ecco anche spiegato il perché delle ottime prestazioni contro le grandi del nostro calcio, formazioni che giocano a viso aperto e lasciano spazi. 

Infine, l’atteggiamento degli undici giallorossi in campo. Tutti gli scontri diretti disputati fino ad ora al Via Del Mare hanno visto scendere in campo il Lecce per non perdere, anziché per azzannare la preda e conquistare i tre punti. Anche contro il Verona, sebbene una vittoria avrebbe voluto dire salvezza quasi matematica, i giallorossi hanno approcciato la gara in modo poco aggressivo, rinunciatario, a tratti remissivo.

Prima dello Spezia c’è la Lazio. La partita di Roma sta quasi passando in secondo piano ma è importante al pari di quella contro i liguri. Questa squadra, questo club, la sua storia ci ha abituato a imprese incredibili quando tutto sembrava finito. Siamo certi che i salentini debbano cercare punti utili anche all’Olimpico, anche perché in casa gli scontri diretti non si vincono mai. 

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