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Sabato scorso è arrivata l’ufficialità del trasferimento di Fabio Lucioni in prestito per un anno al Frosinone. Oggi, invece, il Lecce ha comunicato la cessione a titolo definitivo di Massimo Coda, attaccante che nelle ultime due stagioni ha fatto sognare i tifosi giallorossi con 44 gol in 78 partite tra campionato e Coppa Italia.

Lo Zio è stato il capitano di questa squadra in questa stagione ma nei suoi 4 anni nel Salento è sempre stato un leader, un trascinatore per i compagni più esperti ed una guida per quelli più giovani, soprattutto stranieri. Ha difeso la maglia giallorossa con onore, accettando le critiche di una piazza a volte troppo esigente ma togliendosi anche la soddisfazione di conquistare due promozioni in Serie A in un territorio che sa come festeggiare questi traguardi. 

Coda, invece, ha vissuto solo due stagioni con il Lecce ma lo ha fatto con grande intensità, sposando questa causa e dimostrando anche lui di essere legato in maniere indissolubile al club ed alla maglia. Il suo addio ha generato maggiore malumore perché si sa, gli attaccanti entrano ancor di più nel cuore della gente grazie ai gol e Coda di reti qui ne ha segnate parecchie.

Il Lecce, però, ha deciso di voltare pagina, non ha subito la scelta dei suoi senatori ma, al contrario, ha scelto una strada forse più complicata ma che potrà dare maggiori frutti durante il percorso intrapreso. 

Corvino e Trinchera lavorano alacremente in fase di mercato, hanno una loro idea ben chiara che è quella di rendere il Lecce competitivo in un campionato più difficile attraverso profili che siano giovani, che conoscano in qualche modo la categoria e che, nei limiti del possibile, siano di proprietà, con le dovute eccezioni. 

Ci aspettano mesi caldi, forse bollenti e non solo per i 40° che si registrano fuori. Il futuro ci attende e gli addii dolorosi fanno parte del gioco. La dirigenza giallorossa sa quel che fa ed ha deciso di guardare avanti per rendere il futuro ancora più vincente. Si aspettava la Serie A e, bando alle chiacchiere, solo dal campionato principe può partire davvero l'idea della patrimonializzazione, del lancio dei giovani, della capacità di salvarsi senza fare il passo più lungo della gamba. 

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