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Le dichiarazioni del presidente giallorosso durante la conferenza stampa di fine stagione
Su Graziano Fiorita
Parto da quello che ha caratterizzato questa stagione. Prima di parlare dell'aspetto sportivo io non posso che partire da Graziano Fiorita a cui questa salvezza storica, che era l'obiettivo ed il sogno, è dedicata. E' stato il grande artefice per una parte del campionato accanto a noi vivendo la quotidianità e per l'ultima parte guidandoci da lassù. Abbiamo sempre percepito la sua presenza. E' stato un evento che ha stravolto non solo la stagione ma continua a stravolgere le nostre vite perché perdere un compagno di viaggio così giovane con una straordinaria moglie e dei bellissimi figli durante un ritiro che la società aveva deciso di fare a mille e passa chilometri da casa sua ha delle implicazioni umane inimmaginabili. Un ritiro che decidemmo di fare dopo la sconfitta col Como e che abbiamo deciso di svolgere a Coccaglio e a cui io stesso ho partecipato perché volevo dare un messaggio ai ragazzi che non fosse punitivo. E qualora fosse interpretato così, non era esente la società o il presidente. E' il motivo per il quale ho deciso partecipare con i ragazzi al ritiro. Devo dire che proprio quel ritiro, dopo una sconfitta così pesante, era scattata una molla che ci era mancata in tutto il campionato, dove ci siamo detti cose che non ci eravamo mai detti, stare insieme come non avevamo mai fatto ed i primi giorni sono stati meravigliosi. In quei momenti sentivo che qualcosa era scattato e che si poteva ripartire. Nemmeno il tempo di fare questo pensiero ed invece quella mattina abbiamo dovuto affrontato qualcosa di gigantesco, a migliaia di chilometri da casa e sostanzialmente soli, in cui nessuno ci ha supportato pur essendo una società di Serie A. La scomparsa di Graziano è servita a dare una serie di messaggi di cui il calcio aveva bisogno, unendo tutta Italia e non solo perché intorno alla sua figura, quella del fisioterapista, è ancora più importante di un calciatore, di un presidente e di chi ha più visibilità, per il lavoro che presta, la cura e l'attenzione. Ciò ha unito un po' tutti intorno ad un tema di umanità, rispetto a temi aridi spesso incentrati alle questioni economiche, quel ritornare alla dimensione umana ha fatto bene a tutti, non solo a noi, anche se per far emergere certi valori abbiamo dovuto sgomitare in quei giorni. Alla fine credo siano convenuti tutti, tifosi e sportivi, ed anche le istituzioni sportive, intorno al fatto in cui il calcio ha bisogno di maggiore umanità. Quell'episodio forse ha compattato tutto l'ambiente, che era un po' disunito intorno a noi, e ci ha dato forza e coraggio per affrontare un finale di campionato che ci ha portato a questa impresa epica e clamorosa. Noi tutti siamo tutti in contatto quotidiano con la famiglia di Graziano perché non va lasciata sola e perché rappresentava una istituzione del nostro spogliatoio. Certe persone si dedicano a spiegare i valori del club ai nuovi arrivati e Graziano era dedicato a questo, perché il Lecce era la sua fede. Era quello che più di tutti trasmetteva questi valori nello spogliatoio. Mi piace pensare che la partita con la Lazio dava sensazioni profonde emotivamente, e la percezione era quella che ci fosse una sorta di protezione che veniva da lui. Un evento del genere ognuno lo declina come vuole, ma la squadra ha avuto un coraggio che deriva da Graziano. Nello spogliatoio ho sentito dire dai calciatori cose mai sentite in questi mesi e questa è la declinazione terrena di quello che Graziano ci ha voluto lasciare, in una partita incredibile in cui tutta Italia ci dava per retrocessi e per vincere bisognava battere una squadra molto quotata contro la Lazio lasciandola fuori dalle competizioni europee in uno stadio colmo e caldo.