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Provate a nominare il Carpi ad un tifoso del Lecce. La sua mente viaggerà indietro nel tempo e arriverà nel pantano della Serie C, durante la stagione 2012-2013.

Carpi ha rappresentato l’inizio della fine, il momento più basso nella storia recente dell’Unione Sportiva Lecce.

Il 16 giugno del 2013 le due squadre si sono affrontare per il ritorno della finale play off di Lega Pro. Gli emiliani avevano vinto il match dell’andata ma i salentini potevano contare sui 14000 tifosi del Via Del Mare e sul fattore campo.

Dopo un minuto Bogliacino ha sbloccato il match e convinto tutti i presenti che i giallorossi alla fine, in un modo o nell’altro, ce l’avrebbero fatta e sarebbero riusciti a tornare in B dopo una sola stagione di purgatorio. In quel campionato, però, il Lecce di Lerda, Toma e Gustinetti non aveva mai battuto il Carpi, né nella stagione regolare né all’andata della finale.

Anche in quell’occasione, quindi, come una doccia gelata, è arrivato il pareggio dei biancorossi, siglato da Kabine direttamente su calcio di punizione. A dir la verità, in quel frangente la barriera si è aperta ed ha spalancato la porta al pallone calciato dall’attaccante avversario, con Benassi immobile a guardare lo spettacolo.

Quello che è successo nei minuti finali ed alla fine della partita è meglio non ricordarlo o, anzi, è meglio dimenticarlo. È stata una sconfitta del Salento, non solo di una squadra di calcio ma di un popolo intero, che nella sua storia non ha mai vinto quando era il favorito o quando ha trattato gli avversari con poca umiltà.

Carpi è stata la prima di tante delusione vissute negli anni in Serie C. Chi c’era in quei giorni e chi poi è rimasto al fianco di questa squadra anche dopo quelle batoste, adesso può festeggiare un’estate felice, fatta di sogni e di Serie A. 

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