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È difficile trovare le parole per commentare una partita ma anche una giornata che non ha avuto alcun senso per il percorso che il Lecce è chiamato a fare al fine di raggiungere la salvezza.

Lecce-Verona non era una partita come altre per tanti motivi, dallo staff tecnico degli scaligeri, con Marco Baroni in testa, che tornava a Lecce dopo due anni di vittorie sportive, alla posizione in classifica delle due formazioni, entrambe impegnate nella lotta per non retrocedere, fino alla preparazione della sfida.

Alle 11.00 siamo venuti a conoscenza della formazione che sarebbe scesa in campo e scelta dal tecnico giallorosso: praticamente il centrocampo che il campionato aveva già bocciato a più riprese era nuovamente in rampa i lancio. Oudin più Gonzalez insieme, così da poter rendere impossibile anche la prestazione di Ramadani. 

Capiamo che nelle intenzioni di D'Aversa l'obiettivo era quello di aumentare il tasso tecnico nella zona nevralgica del campo, però lo stesso campo ha detto più volte che i due insieme non solo non ci riescono ma ti tolgono tantissimo in fase di non possesso; ed infatti anche nel primo tempo il Lecce si è consegnato al Verona. Nessun duello vinto, mai in anticipo sulle seconde palle non una transizione manovrata. Contro Baroni, conoscendolo, sarebbe stata una guerra, lo sapevamo tutti ma non D'Aversa che ha pensato di poter fare “l'intellettuale” contro una squadra di guerrieri pronti alla battaglia. 

Marco Baroni

Se vuoi mettere Oudin deve giocare Blin accanto a Ramadani, se vuoi inserire Gonzalez invece, deve giocare Rafia e non il francese. È semplice. Questo però non è bastato perchè le sostituzioni nel corso della partita sono state dannose oltre che incomprensibili: invece di sostituire Oudin (che pascolava già da un po') ha tolto Almqvist che stava dando segnali di ripresa e poi, senza saper né leggere e scrivere che fa? Manda in panchina il migliore in campo cioè Gallo, senza un motivo logico. Gonzalez ancora sul manto erboso e Oudin spostato sulla fascia destra al posto dello svedese. Praticamente ha sostituito coloro che stavano dando di più ed ha lasciato dentro quelli inguardabili. Non vogliamo continuare ad infierire perchè non ha funzionato nulla ma di una cosa siamo consapevoli: è vero che in campo ci vanno i giocatori ma è altrettanto vero che l'allenatore può incidere in due momenti e cioè nell'approccio alla partita (è stato disastroso) e nelle correzioni durante la stessa (altro disastro).

Il Lecce non è più quello di un mese e mezzo fa, quello che magari non riusciva a strappare punti ma almeno strappava consensi e pensiamo a Genova, alla Lazio, ma anche all'Atalanta. Questo Lecce è impaurito, sembra condannato, incapace di reagire; nel secondo tempo neanche un tiro in porta in una sfida cruciale per la salvezza.

La partita di D'Aversa è poi finita nel migliore dei modi con la testata a gara conclusa rifilata ad Henry; crediamo che con questa mossa non abbia fatto altro che dissipare i dubbi che aveva la proprietà e la dirigenza sul suo destino. Il Lecce non può permettersi di affidare le sue speranze di permanenza in serie A ad un allenatore ormai davvero “nel pallone” e nello stesso tempo non può permettersi di tenere il suo condottiero in tribuna (perchè verrà squalificato per un bel po' di tempo).

Nel momento in cui vi scriviamo ancora tutto tace ma siamo convinti che il tecnico giallorosso verrà esonerato, ci auguriamo soltanto che al suo posto arrivi qualcuno con le spalle larghe, che sappia gestire le pressioni e che sia “sordo” ai consigli.

La prossima sarà una gara davvero da dentro o fuori in quel di Salerno e chi pensa che i granata abbiano mollato non ha capito nulla, contro il Lecce giocheranno la partita della vita ed i giallorossi dovranno essere pronti a vendere cara la pelle.

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