Giuseppe Palaia, storico ex medico sociale del Lecce, è intervenuto nella puntata di Piazza Giallorossa in onda su Telerama ieri sera. Tra i vari argomenti si è parlato della stagione appena passata, di Graziano Fiorita e del campionato che verrà. Ecco le sue parole.
Come ha vissuto quest'anno?
E' stata una stagione contraddittoria, perché sembrava che da un momento all'altro il gruppo si sgretolasse. Quando già tutti cantavano il de profundis per il Lecce, purtroppo c'è stata la morte di Graziano che paradossalmente ha ricompattato il gruppo e creato le premesse per la salvezza, per cui la salvezza è legata a lui.
Per me era come un figlio. Lui mi chiamava così, e mio figlio lo chiamava “fratellone”. E' stato devastante. Ci teneva tanto a salvarsi quest'anno, lo so perché con lui mi sentivo spesso e volentieri. Mi raccontava le sue diatribe.
E' stata una perdita enorme che però ci ha lasciato qualcosa: non possiamo che definirla la salvezza di Graziano. Io ho fatto 39 anni nel Lecce, quindi c'ero quando ci giunse la notizia a Varese della morte di Lorusso e Pezzella. Una gara pro forma, con gli avversari che capirono il nostro dramma. Poi c'è stato il dramma del bambino di Orlandi che annegò con l'istruttrice. Poi abbiamo avuto la morte di Antonio De Giorgi, quindi ci sono state tante tragedie.
Ritorno di Di Francesco e Massimo Neri
Io con Di Francesco ho avuto a che fare quei mesi in cui è stato a Lecce. Quando veniva a Lecce mi chiamava, ed io portavo i dolcetti che a lui piacevano tanto.
Massimo (Neri, ndr) l'ho visto nascere professionalmente. E' figlio di Olmes, il leggendario secondo del Lecce calcio in Serie A e si è trovato in un momento epocale, quando con l'avvento del cardiofrequenzimetro si è passati da un allenamento del gruppo al singolo.