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“I tifosi fanno gli stessi sacrifici nostri. Non dormono la notte, si sono abbonati, viaggiano in migliaia: un lavoro pazzesco, in linea con quello che fa la società. Siccome in questa Serie A, dove non ti aiuta nessuno, siamo soli, o ci stringiamo tutti intorno a questo gruppo, oppure non ci sono altre ricette. Ai nostri avversari non sembra vero che qualcosa scricchiola a Lecce. Compattiamoci perché abbiamo una grande opportunità. Non importa se piace un giocatore o meno, dobbiamo solo salvarci. Poi tiriamo una linea. Per quello che stiamo costruendo, la salvezza può essere un trampolino. Non vedo da nessuna parte questo lavoro altrove. Ricordo dopo il pareggio interno contro il Siracusa, lì abbiamo avuto un confronto vero con i nostri tifosi e siamo ripartiti”.

Aveva parlato così Saverio Sticchi Damiani in conferenza stampa qualche giorno fa, subito dopo il pareggio interno contro la Sampdoria. Delle dichiarazioni di speranza, che chiamavano a raccolta un popolo, il suo, quello che conosce bene e sa di avere al proprio fianco, avendone conquistato la fiducia con tanti fatti e parole giuste al momento giusto.

La Curva Nord, cuore pulsante del tifo giallorosso, prima della sfida di venerdì aveva promesso sostegno incessante, tifo caloroso ed il massimo impegno per sostenere la squadra ed aiutarla a raggiungere la salvezza. La richiesta di tirare fuori gli attributi nel post Samp era un atto d’amore, un modo per svegliare la squadra, un gruppo giovane che pareva non riuscire a reagire sul campo a tutto quello che stava accadendo sul rettangolo verde. 

Venerdì, così come anche durante la sfida di San Siro contro il Milan, gli Ultrà Lecce hanno cantato per 90 minuti e sostenuto la squadra nei momenti difficili del match. A fine primo tempo, dopo una prima frazione di gioco terminata sul risultato di parità, una buona fetta di stadio ha fischiato la prestazione degli uomini di Baroni, mentre la Nord ha continuato a cantare, alzando i decibel e coprendo con cori di incitamento critiche e mugugni.

Nel secondo tempo, poi, la Curva ha fatto la differenza, anche perché il Lecce ha attaccato a spron battuto dalle sue parti ed i ragazzi che abitano quei gradoni hanno caricato ancor di più gli uomini in campo, aiutando loro a segnare il gol decisivo per la vittoria finale ed a difendere quel prezioso vantaggio ottenuto grazie al rigore di Strefezza. Insieme, uniti, lasciando da parte le proprie convinzioni per l’unica cosa che sta a cuore davvero a tutti: il Lecce.

Anche quando Colombo è uscito dal campo ed è stato salutato da una pioggia di fischi, la Nord non ha fatto una piega ed ha solo sostenuto la squadra. La regola è sempre la stessa e vale sia nella buona che nella cattiva sorte: nessun coro o incitamento particolare ai giocatori, si fa il tifo soltanto per la maglia. 

La squadra a fine partita si è recata sotto la Curva, ha ringraziato per il sostegno e ricevuto una pioggia di applausi. A Lecce funziona così ed alla fine la Nord lo ha anche ribadito con un coro forte e chiaro: “Noi vogliamo gente che lotta”. Perché se altrove “vincere non è importante ma l’unica cosa che conta”, qui sudando la maglia si conquista per sempre il cuore della gente. 

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