Sticchi Damiani a PGR: "Prossima stagione difficilissima, rincorsa da fare tutti insieme"

Le parole del presidente giallorosso in diretta su TeleRama
Il presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani è stato ospite dell'ultima puntata di Piazza Giallorossa, in diretta su TeleRama, per parlare della salvezza da poco raggiunta in Serie A e non solo. Ecco le sue parole.
Cosa vuol dire scrivere la storia con la terza salvezza consecutiva?
Sicuramente è una sensazione bella. Finalmente comincio a realizzare l'impresa compiuta perché gli ultimi mesi sono stati faticosi, pesanti e difficili. L'evento più importante, che ci ha sconvolto, è stata la perdita di Graziano in un periodo in cui le cose non andavano bene.
Da quel momento di grande dolore forse ci siamo ricompattati tutti ed è nato quel finale clamoroso. I motivi legati a queste difficoltà sono oggetto di approfondimento e analisi da parte di tutti noi, partendo dal presupposto che si guardano le cose che non sono andate per migliorarle, ma cercando di capire anche cose che non sono frutto di errori, perché in un campionato di A possono esserci squadre di grande livello, ci possono essere episodi sfortunati, errori arbitrali.
La somma di tutto questo ci ha consegnato un campionato davvero difficile che ci ha consumato, e poi regalato questo epilogo strepitoso, bellissimo ed indimenticabile. Credo che questo 25 maggio dell'Olimpico entri di diritto tra le partite che i tifosi non dimenticheranno.

La salvezza è più emozionante rispetto alla promozione?
Io pensavo che la partita emotivamente insuperabile sarebbe rimasta Monza-Lecce. Più di quello che deve succedere? E' invece no, perché Lazio-Lecce lo è stata di più. L'emotività di quella partita, con quel contesto, rimanere in dieci e portare a casa quel risultato credo che diventi la partita più emozionante che ho vissuto.
Cosa serve oltre al coraggio per fare cose straordinarie?
Credo serva l'equilibrio. Quando c'è la tempesta, c'è bisogno di chi porti l'equilibrio in modo credibile. Andare a dire all'allenatore ed ai giocatori che va tutto bene è superficiale, bisogna far capire al gruppo che ha dei valori che ha già espresso in altre partite.
Se andiamo a vedere gli scontri diretti, ad esempio, noi abbiamo fatto benissimo togliendo 4 punti quasi a tutti. Una squadra che fa così bene, ha dei valori. Noi dirigenti lo abbiamo fatto tante volte, perché poi quando cominci a perdere le partite, anche di misura, si tolgono certezze. Questo gruppo però ha vinto partite toste, vincendo a Parma, ad Empoli a Venezia, lo scontro col Torino, con la Lazio, ma questa squadra ha dei valori.
E' un gruppo che è stato decifrato tardi. Nella nostra idea di cercare di essere meglio rispetto all'anno prima, abbiamo cercato per la prima volta di dare all'allenatore 25 elementi, una cosa che in tre anni di Serie A non abbiamo mai potuto fare. Questo rende le scelte più complicate perché sono giocatori di pari livello e chi rimane fuori accetta meno volentieri di non giocare.
Di 25, per poi sceglierne 11, c'erano altri 14 che rimanevano male. Poi c'è un dato che è decisivo: la Serie A sta cambiando perché sta cambiando la B. La B non è più il campionato di giovani e scommesse, ma ci sono squadre che fanno la Serie B con budget di Serie A. Sono già squadre pronte alla Serie A, quindi quando salgono squadre come Como, Parma e Venezia, sono già squadre pronte che si rinforzano ulteriormente.
Anche quest'anno, con il Sassuolo che è salito tenendo Laurienté. O il Pisa e la Cremonese. Quest'anno sono retrocesse due squadre consolidate in Serie A come Empoli e Monza. Ormai le neopromosse sono strutturate, quindi le tre neopromosse non sono più cenerentole.