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Il Lecce finisce l'ultima partita delle quattro ravvicinate così come aveva iniziato: con una sconfitta.

Neanche l'averla giocata contro una formazione, prima in classifica ma che da domani avrà il “rompere le righe” ha aiutato la truppa ad uscire da questo incubo. Quattro partite di seguito, giocate ogni tre giorni, che hanno affossato i sogni del Lecce, il quale ha conquistato un solo punto.

Contro l'Empoli, Corini ha provato ad utilizzare quei calciatori che erano stati impiegati meno, cercando di preservare chi aveva speso maggiormente; ha provato anche un sistema di gioco nuovo, il 3-5-2, così da saggiare in una gara ufficiale una soluzione alternativa che potrebbe essere utile a partita in corso nei play-off.

Ampia rotazione quindi, ma i risultati sono stati gli stessi. Tre, quattro, cinque difensori in campo ma il prodotto evidentemente non cambia se le motivazioni non ci sono e la voglia di azzannare una bistecca viene sostituita con quella di assaggiare il dessert. Ad un primo tempo abbastanza positivo, a parte i minuti finali in cui Gabriel ha salvato la porta, si è assistito ad una seconda frazione da film horror; sia per gli errori individuali assurdi da parte di alcuni, che per un atteggiamento remissivo di altri.

Terzo palo in quattro partite, stavolta sul punteggio di parità è toccato a Nikolov coglierlo, ma al di là di questo il secondo tempo è stato giocato male, anche se da Monza arrivavano notizie positive che avrebbero concesso ai giallorossi di conquistare la terza piazza.

Insomma è sembrato di assistere ad un allenamento, con calciatori scarichi e deconcentrati; indubbiamente il doppio k.o. tra Cittadella e Monza ha lasciato strascichi mentali ed anche fisici sul gruppo.

Questo stato di forma psicofisico fa paura in vista degli spareggi che si giocheranno in pochissimi giorni e potrebbero determinare le sorti della squadra. Il Lecce li vive come una punizione, come se qualcuno si fosse impossessato di un piazzamento, il secondo posto, che le spettava di diritto. Ebbene, non è così! La promozione diretta in serie A non è stata scippata ingiustamente, ma persa sul campo e la responsabilità è della squadra. Intesa nella sua globalità, anche di Corini, nessuno escluso.

Potrebbe bastare questa consapevolezza, senza prendersela con gli altri, unitamente ad un po' di amor proprio, per intraprendere i play-off con più cattiveria, determinazione e fiducia in se stessi. E chissà che non tornino anche i risultati.

Il Lecce ha sette giorni di tempo per resettare tutto, eliminare le scorie lasciate da queste ultime quattro partite e ricompattarsi per giocare gli scontri diretti con efficacia.

E' difficile, ma non impossibile.

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