Tanti gol e due promozioni con il Lecce. Ora responsabile del settore giovanile del Sassuolo. Palmieri si racconta e punta sui ragazzi
Francesco Palmieri è stato un ex attaccante del Lecce, uno dei più amati dai tifosi giallorossi negli ultimi 30 anni.
Con il club salentino ha giocato in totale 111 partite, condite da 37 gol, 2 assist, ma soprattutto 2 promozioni consecutive dalla C alla Serie A.
Ora Palmieri è diventato il responsabile del settore giovanile del Sassuolo e dimostra grande attenzione ai giovani, proprio come sta facendo il Lecce nel suo nuovo ciclo partito la scorsa estate.
GIOVANI – “Per credere nei giovani bisogna farlo sul serio. In tanti dicono di puntare sui talenti del vivaio, ma in pochi riescono a passare dalle parole ai fatti. Per questo credo che il lavoro che stiamo facendo al Sassuolo sia inestimabile”.
L’IDEA DI SETTORE GIOVANILE – “L’ho capito durante un incontro a Coverciano in cui abbiamo dialogato con i responsabili del settore giovanile dell’Athletic Bilbao. Oltre alla loro capacità e volontà di investire a tempo pieno sui giovani del territorio, quindi baschi, ogni anno i biancorossi portano almeno un giocatore in prima squadra, perché hanno la volontà e la forza di portare i loro ragazzi sui palcoscenici più importanti. Si tratta di un sistema molto difficile da replicare, perché devi essere sostenuto a tutti i livelli dalla tua società. Ci sono molte squadre che acquistano direttamente i giocatori, anche giovani, solo per provare a vincere titoli. Per credere nei ragazzi bisogna farli crescere per davvero, fargli fare un percorso. Altrimenti restano solo parole”.
PUNTO FONDAMENTALE PER LA CRESCITA DI UN RAGAZZO – “Il punto fondamentale è fargli credere nelle loro qualità: non ci sono mai giocatori scarsi, alcuni sono finiti nei dilettanti all’inizio ma più tardi sono arrivati anche in Serie B e in Serie A. Ognuno ha le sue qualità ma soprattutto ognuno ha i suoi tempi per riuscire ad arrivare all'obiettivo. Servono passione e amore nel guidarli, altrimenti potrebbero sentirsi penalizzati. Io questo l’ho vissuto in prima persona: mi dissero che non ero pronto per il calcio dei grandi e venni mandato, con Angelo Carbone, a giocare tra i dilettanti. In seguito però, siamo stati io e lui a fare la carriera migliore tra i ragazzi di quel vivaio, mentre molti nostri coetanei non hanno nemmeno continuato col calcio. La mia esperienza personale è stata fondamentale: quando vedo qualcuno che sentenzia sui giovani mi arrabbio, perché noi siamo qui a lavorare con loro tutti i giorni. Il mondo dei ragazzi non è una passeggiata: bisogna esserci dentro 24 ore per sette giorni su sette per capire chi farà il calciatore e comunque prima dei diciassette anni è veramente difficile capirlo”.
PENSA MAI DI SMETTERE? – “No, di smettere mai. Se un giorno mi capitasse l’occasione importante la prenderei in considerazione, mi sento anche pronto per farla. Ebbi anche dei contatti per tornare a Parma per fare il direttore della prima squadra, ma non se ne fece nulla. Se capitasse una chance di livello importante comunque ci penserei”.