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All'indomani di Lecce-Lazio, Pantaleo Corvino è stato intervistato da Sportitalia direttamente a Milano.

Si aspettava che il Via del Mare fosse da subito un territoiro di conquista che in realtà territorio di conquista non è?

"C'è stato un impatto emotivo straordinario ieri sera, come prima gara davanti ai nostri tifosi che, riempiendo lo stadio hanno voluto esserci vicino e dare dimotrazione che tutto quello che stiamo realizzando è condiviso con la loro presenza. Ieri è stata la prima gara di un nuovo ciclo. Ne è terminato uno che è durato tre anni, coinciso con una promozione dalla B alla A ed una salvezza in Serie A. Anche con la Primavera, da responsabile, sono veramente soddisfatto di quanto fatto con i ragazzi . Dalla Primavera 2 siamo stati promossi alla 1 ed abbiamo messo la ciliegina sulla torta vincendo il titolo italiano, a dimostrazione che un ciclo ha portato dei risultati sia che in campo che fuori dal campo. La vittoria di ieri, conquistata contro una squadra fortissima come la Lazio, ha dimostrato che il nostro lavoro sta continuando sulla strada che avevamo intrapreso. Quella giusta, improntata sulle idee, sul virtuosismo di voler soddisfare le esigenze del nostro territorio, che ha una passione molto forte, e credo che superi quello che noi possiamo fare per ricambiare".

Avete cambiato sulla panchina in estate. Ora c'è D'Aversa. Incarna il credo tattico che Corvino vuole?

"Con Roberto è stato un fidanzamento mancato da calciatore. Anni fa lo portai a Casarano, poi ci siamo dovuti separare. Sono soddisfatto di aver potuto proporre lui per un nuovo ciclo. Scelta che è stata condivisa dalla proprietà. Questo fidanzamento può dare tante soddisfazioni a lui, ma anche a noi perchè crediamo di aver fatto la scelta migliore che potevamo fare dopo aver terminato un ciclo ed averne iniziato un altro".

Hjulmand è stato uno dei perni di questo ciclo. Quale sarà secondo lei lo Hjulmand del futuro, ovvero un giocatore da valorizzare sul campo e da ottimizzare momento della vendita?

"Ogni direttore o tifoso vorrebbe mantenere le qualità conclamate dei giocatori. Poi è logico che quel senso di virtuosisimo ci dice che dobbiamo fare delle rinunce importanti per dare sfogo alle idee. I sacrifici non bastano per poter essere competitivi in un campionsto come quello della Serie A dove ci sono fondi, ci sono club che hanno dietro proprietà che ne fanno un fiore all'occhiello. Noi dobbiamo creare risorse anche economiche. Certe cessioni sono figlie di questi pensieri".

I tifosi chiedono anche una punta. Cosa si sente di dire a loro che vogliono tanto dal mercato?

"Prima di vendere Hjulmand siamo andati ad assicurarci un suo sostituto. Dovevamo dare continuità tecnica. Per questo abbiamo scelto Ramadani. Si sta rivelando una scelta azzeccata. Gli altri reparti? Se si va a prendere un giocatore si dirà sempre che ne manca un altro. Noi siamo stati coerenti abbiamo detto quello che ci mancava. Avevamo detto che saremmo andati a chiudere il mercato con due centrocampisti ed una prima punta. Abbiamo preso la punta, Krstovic, ed il centrocampista, Kaba. Ci rimane un altro centrocampista da prendere per tenere fede alla nostra promesse. Davanti sono andati via Colombo e Ceesay. Se Krstovic sta a Ceesay come qualità, come giovane Colombo sta a Burnete. Se è vero che sono bravi i giovani degli altri club, dobbiamo ritenere bravi anche i nostri giovani".

Tutti questi giocatori stanno facendo bene. Penso a Dorgu, per esempio. Penso sia la soddisfazione più grande per chi fa questo lavoro.

"Io mi sento orgoglioso, come tutti i miei collaboratori, di poterci vantare di avere una prima squadra che ha in rosa sei calciatori che vengono dalla Primavera. Ieri uno è partito titolare ed uno è entrato ed ha messo la sua impronta sulla vittoria, ovvero Burnete. Bisogna sentirsi orgogliosi di averlo fatto in così poco tempo perchè non è facile".

Adesso ci sarà una nuova Primavera, desiderosa di ripartire con una vittoria, con la vittoria di un trofeo e di far crescere tanti ragazzi.

"Il giorno del mio ritorno a Lecce ho detto, forse incautamente, che volevo riportare la prima squadra dove l'avevo lasciata, in Serie A. Oggi il Lecce è in Serie A. Per quanto riguarda la Primavera, anche lì dissi che volevo riportarla dove l'avevo lasciata, ovvero campione d'Italia e vincitrice della Supercoppa. L'abbiamo riportata ad essere scudettata. Ora ci manca la Supercoppa. Affrontiamo una Roma che ha fatto bene nel settore giovanile , facendo crescere tanti giovani. Viviamo una bella serata, all'insegna del calcio, dove il nostro tifoso verrà a sostenere la squadra, per ripartire da un nuovo ciclo, con giovani calciatori che domani sera potranno pure pagare l'emozione di trovarsi davanti a dei nuovi tifosi". 

Almqvist ha già fatto parlare di sé. Dove lo siete andati a prendere?

"Sappiamo che ogni anno dobbiamo crescere di livello con la prima squadra, L'ho detto al presidente più volte. Ogni anno cerchiamo di migliorarci, ma dobbiamo fare i conti anche con i miglioramenti delle altre squadre. Ma una proprietà con a capo Sticchi Damiani ci dà l'opportunità di fare il nostro lavoro al meglio, e di crescere mercato dopo mercato. Almqvist, insieme algli altri sette nuovi giocatori, rappresenta un altro nostro fiore all'occhiello , ovvero quello  di essere la squadra più giovane del campionato, con un'età media al di sotto dei 24 anni. Cambiamo gli interpreti ma la filosofia non cambia. Si può fare calcio anche in questo modo".

Cosa pensa del mercato ancora aperto all'inzio del campionato?

"Penalizza gli allenatori ed anche i direttori. Gli allenatori esternano il proprio pensiero, ma mettono anche pressione a chi deve andare a portare a termine delle operazioni. Tutto questo non fa altro che aumentare le difficoltà di tutti. Meno dura il calciomercato, più si pensa all'arte del fare piuttosto che a quella del parlare. Ma purtroppo dobbiamo adeguarci. Si può migliorare? Tutto si può migliorare".

Cosa pensa di questa nuova realtà araba e cosa deve essere agli occhi dell'Europa in generale?

"Si è già parlato tanto e si è detto tutto. Io posso dire che è qualcosa di nuovo, come quando è scoppiato il fenomeno calcio in Cina. Però portano risorse economiche e vanno a toglierci dei giocatori un po' datati. Quando è così ne risentiamo di meno. Certo, il tifoso vuole il nome e può risentirne. Io non sono di quest'idea. Ben vengano le risorse che ci portano per dare linfa al calcio italiano".

Cosa ha pensato delle dimissioni di Mancini e della situazione che si è creata tra Spalletti e De Laurentiis?

"Non mi piace mai parlare degli altri. Non voglio parlare di situazioni nelle quali bisogna esserci dentro per dire la propria"

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