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Un bottino di 27 punti in 27 partite è un capolavoro, questo è fuor di dubbio. Ma anche i capolavori, per essere realmente tali, hanno bisogno delle pennellate conclusive, delle sfumature che danno vita all’opera.

Questo è quello che manca al Lecce, l’ultima stoccata, quella decisiva nella corsa alla salvezza. Un affondo che è mancato nelle ultime quattro partite, che hanno portato zero punti e tanti rimpianti.

Contro la Fiorentina, invero, si è visto un buon approccio da parte del Lecce, soprattutto nella prima fase di gioco. I giallorossi hanno impostato la partita alla ricerca della pressione alta e della riconquista del pallone e in alcune occasioni il piano è riuscito. Negli ultimi venti metri però sono venuti fuori quei limiti riassunti in maniera schietta nello “zero” che occupa la casella delle reti segnate nelle ultime quattro partite.

Una sola, probabilmente, è stata la vera occasione da gol per i salentini, ed è capitata sui piedi di Di Francesco, subito dopo l’inizio della ripresa, su imbeccata di Strefezza. Terracciano ha però risposto presente. Per il resto, c’è l’amaro in bocca per non aver rivisto il Lecce gagliardo e furente dei giorni migliori.

La partita, a conti fatti, è stata decisa da un episodio, lo sfortunato autogol di Gallo che è valso per l’1-0 finale. Non c’è stata però, come detto, una vera e propria veemente reazione per provare a recuperare la partita. Di buono c’è che la fase difensiva si è confermata di alto livello. Il Lecce alla Fiorentina ha concesso molto poco, escluse le fisiologiche ripartenze sul finale. Ma va anche detto che la viola è andata per larghi tratti del match al piccolo trotto, anche a causa delle fatiche di Conference ancora nelle gambe. Né i cambi, forse un po’ tardivi e sicuramente poco propensi a sparigliare le carte in tavola, hanno saputo dare la scossa che sarebbe servita. In avanti, con le ali tarpate, il Lecce ha fatto molta fatica a sfondare anche per vie centrali.

Il rammarico è non aver rivisto quella squadra sfrontata e spavalda che in questo campionato, sin qui a tratti sensazionale, è riuscita a ribaltare la Lazio, a metter paura al Milan e a stendere l’Atalanta. Con la Fiorentina i giallorossi hanno confermato il recente andamento fra poche luci e troppe ombre.

Ecco allora che forse la sosta arriva al momento giusto, per rimboccarsi le maniche e scrollarsi di dosso le scorie negative che le sconfitte inevitabilmente lasciano addosso. Questo Lecce non può prescindere dall’entusiasmo, ed è necessario ritrovarlo, per non lasciarsi avvolgere dalla spirale negativa dei recenti risultati. Il vecchio adagio secondo cui se Atene piange Sparta non ride vale fino a un certo punto. Il rallentamento globale del plotone di squadre che lottano per non retrocedere ha in fondo reso indolore, almeno dal punto di vista della classifica, il filotto di sconfitte della squadra di Baroni. Una striscia negativa che però non è indolore dal punto di vista del morale, che inevitabilmente ne risente.

Ritrovarsi per ritrovare gol, gioco e risultati e alimentare quell’entusiasmo che deve e può trascinare questo Lecce alla salvezza: non esiste altra strada. Se fossimo in una corsa ciclistica diremmo che i giallorossi sono alle prese con le ultime rampe dell’asperità che li separa dal traguardo: le ultime pedalate sono quelle più dure, ma la bontà del percorso tracciato finora deve dare la forza per piazzare lo scatto vincente.

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