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Non te lo dicono prima. Tu scegli la squadra, ma da piccolo non sai nemmeno bene perché. Per i colori forse, per un giocatore che ti colpisce, per una vittoria che ti entusiasma. Nessuno ti dice che stai sbagliando, che quello é un errore madornale da non commettere se non vuoi passare gran parte dei tuoi prossimi week end a recriminare per ciò che poteva essere e non é stato. 

Dovrebbero inventare un libretto delle istruzioni. Dentro scriverci un intero paragrafo intitolato: "Come reagire alle sconfitte". Uno lo legge, lo impara a memoria e ad ogni delusione sa già cosa fare. Incredibile che nessuno ci abbia mai pensato. Quanta angoscia risparmieremmo? 

Che poi lo sapevamo, in fin dei conti. Ognuno a suo modo se lo sentiva. Figuratevi. Il Dio del pallone aveva già mandato un segnale inequivocabile qualche settimana fa. La Salernitana in due minuti aveva ribaltato il Venezia, rimanendo talmente vicina da metterci una pressione inimmaginabile addosso. E si sa, noi con la pressione non sappiamo conviverci ed alla fine succede che sbagliamo e vanifichiamo tutto. 

Sapete, la cosa positiva è che adesso non si sentirà più quell’inascoltabile "siamo artefici del nostro destino", oppure quello stucchevole "è tutto nelle nostre mani". Frasi fatte inutili, concetti che perdono di significato prima ancora di essere elaborati. Ora dobbiamo pensare alla nostra partita ed avere due tablet vicini per seguire anche quelle dei nostri avversari, cose da pazzi. 

Allora ci sarebbe da fare solo una cosa. Guardare le partite con distacco. Se la palla entra bene, altrimenti poco importa. Dovremmo fare così. Dovremmo esserne capaci ma prima di chiudere vorremmo chiedervi una cosa: quanto manca alla Reggina? 

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