Moriero si racconta: "Con Miccoli stiamo provando ad aiutare chi è in difficoltà. Con Conte eravamo fratelli, devo tanto a Mazzone"
Francesco Moriero, ex centrocampista giallorosso e super tifoso del Lecce, si è raccontato in una lunga intervista rilasciata sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Queste le dichiarazioni più interessanti rilasciate dall'ex calciatore oggi allenatore.
CORONAVIRUS - "Insieme a Fabrizio Miccoli abbiamo deciso di scendere in campo per la nostra città, Lecce. Abbiamo deciso di mettere all'asta alcune nostre maglie per le famiglie di Lecce più bisognose in questo momento di difficoltà. Il devoluto andrà all'associazione 'Angeli di Quartiere'. Ho messo all'asta la maglia del mio esordio in Nazionale e tre maglie dell'Inter della stagione 1999/00, quella nerazzurra con cui segnai al Parma, quella bianca e la terza divisa gialla. Speriamo di aiutare nel nostro piccolo a fare del bene. In questi giorni con i miei figli sto rivedendo tutte le mie partite, le ho conservate tutte in vhs. Siamo arrivati agli anni di Cagliari, ancora una settimana di quarantena e finiamo la collezione".
INFANZIA - "Venivo da un quartiere umile come Conte, Petrachi e Garzya. Loro a 15 anni hanno fatto l'esordio: io ero al mare e una mattina si fece male un giocatore della Prima Squadra e Mazzone mi fece chiamare. Stavo al mare dove giocavo a pallone sulla spiaggia e mi presentai in ritiro in costume e infradito. Mazzone mi fece giocare subito in Coppa Italia contro la Juve davanti a 40mila persone: avevo 16 anni e lì è cominciato tutto. Da quella sera non sono più uscito. Guadagnano 50mila lire al mese il primo anno in Serie B".
MAZZONE - "Era una bestia, faceva paura solo a guardarlo. È stato il mio papà calcistico. Mi ha dato tante lezioni di vita extracalstiche per crescere e migliorare. Dopo il primo contratto in Serie A Mazzone mi chiamo in disparte e mi disse che mi avrebbe spaccato finestrini e specchietti della macchina, perché voleva che mettessi da parte i soldi per la mia famiglia. Un grande uomo e un maestro di vita".
GOL ALLA JUVE - "Primo gol in A l'avevo segnato la settimana prima contro l'Ascoli il 2 aprile 1989. Sette giorni dopo trascino il Lecce a battere la Juve: 2-0 e prima vittoria giallorossa contro la Juve. Una partita storica: segnammo io e Pasculli. Cross di Nobile dalla sinistra e feci gol di testa a Tacconi. È stata una giornata fantastica".
CONTE - "Con Antonio eravamo come fratelli. Io, lui, Gigi (Garzya) e Gianluca (Petrachi) vivevamo insieme. Eravamo una grande famiglia: Antonio già all'epoca era un capitano-allenatore. Studiava gli avversari e sapeva tutto: ci riempiva di informazioni e consigli, era preparatissimo. Poi voleva sempre vincere: non ci stava a perdere neanche in allenamento. Da ragazzino si è rotto tibia e perone, eppure ha fatto una grandissima carriera. Aveva una forza di volontà incedibile. Per noi il calcio era tutto: non ci stava una lira e volevamo sfondare per dare un futuro alle nostre famiglie".
SCHERZO A CONTE - "Avevo 17 anni e mi ero fatto prestare una Porsche. Andiamo in giro tutto il giorno e la sera quando torniamo a casa mi dice 'Checco ma tu ce l'hai la patente'. Quando gli dissi di no, non vi dico la sua incazzatura. Ho rischiato grosso quella sera".
CAGLIARI - "Il Lecce mi aveva venduto al Foggia di Zeman, ma rifiutai e dissi a Cataldo che volevo andare solo a Cagliari da Mazzone. I sardi mi pagarono 5 miliardi e mezzo. Due grandi anni con giocatori fantastici come Francescoli, Cappioli e Oliveira. In Coppa UEFA arrivammo fino alla semifinale con Giorgi".
ROMA - "Fu una trattativa un po' particolare. Il Cagliari voleva cedermi alla Lazio dove c'era Zeman che spingeva per avermi, ma appena seppi della Roma non esitai: scegli ancora una volta di raggiungere Mazzone. La Roma mi pagò 10 miliardi più due giovani e così sbarcai nell'estate 1994 nella Capitale".
TOTTI - "Era piccolino ma talentuosissimo. Mazzone mi mise con Gigi Di Biagio a fare da tutor a Francesco, ma aveva già la testa giusta. Aveva 17 anni ma faceva già giocate impressionanti. È rimasto il ragazzo umile e fantastico che conoscete. Fa strano vedere la Roma senza Totti in campo, così come mi sarebbe piaciuto per lui una carriera dirigenziale a Zanetti. È il simbolo della Roma e meritava un trattamento diverso per quello che ha dato alla Roma, serviva più rispetto per Francesco. Invece l'hanno mandato a quel paese...".
MERCATO 1997 - "A fine maggio una mercoledì sera vado a cena con il Derby County che voleva portarmi in Inghilterra. Dopo l'incontro avevo appuntamento l'indomani per volare in Inghilterra per la firma, ma nella notte arriva una telefonata di Galliani per andare al Milan. Così corro a Milano: faccio le visite mediche e firmo per i rossoneri. Vado in vacanza a Lecce e dopo un paio di settimane mi chiama Sandro Mazzola per andare all'Inter. Mazzola mi chiamava e chiama tuttora Peppino e non so perché, detto questo il Milan voleva Andrè Cruz che aveva già un accordo con l'Inter così decidono di offrire all'Inter una lista di contropartite. Gigi Simoni scelse me e sono finito in nerazzurro per un milione di lire insieme a Ronaldo. Una gioia incredibile. È stata tutta colpa di Cruz e merito del mister, anche se per una settimana nessuno capiva nulla: stavo sui giornali sia con la maglia del Milan che dell'Inter...".
ZANETTI - "In ritiro mi accorgo che sulla fascia destra giocava già un campione come Pupi e temevo di non giocare. Nelle partitelle di calcio-tennis però lego tantissimo con Ronaldo, Zamorano e Recoba: nasce subito un feeling tecnico incredibile così come con Simone. Quanti gol ho fatto fare al Cholo nelle partitelle con i miei cross. Simoni capisce che devo giocare e Pupi con intelligenza accetta di traslocare a sinistra per il bene della squadra. Sarebbe stato un peccato se uno dei due fosse rimasto in panchina. Zanetti oltre a essere un calciatore straordinario è un uomo incedibile, ti racconto questa: l'anno scorso l'Inter gioca a Lecce e la sera prima della partita chiamo Javier per salutarlo e chiederli se si poteva avere una maglietta per mio figlio. Pupi mi dice subito si e ci accordiamo per vederci l'indomani. Finita la partita torniamo a casa e un'ora dopo arriva la telefonata di Zanetti: Pupi e il pullman dell'Inter erano fermi nel piazzale dello stadio che stavano aspettando me e mio figlio per lasciarci le maglie. Credo che questo episodio dica tutta sulla signorilità e la straordinaria umanità di una persona come Pupi".
SCIUSCIÀ - "Il giorno del mio esordio c'era un San Siro gremito in ogni ordine di posto. Un'attesa incedibile per Ronie, ma quel pomeriggio ci fu il Recoba show che ribaltò il risultato con una doppietta straordinaria. Due magie che diedero vita alla famosa esultanza dello sciuscià. Mi misi in ginocchio e gli dissi metti il piede qua, gli ho lustrato la scarpa e divenne un tormentone. Era un gesto di umiltà e omaggio verso la prodezza di un compagno. Io non segnavo tanto, preferivo l'assist ma qualche volte l'hanno fatto anche a me: ho costretto il Cholo a lucidarmi lo scarpino".
MONDIALE - "Giocarlo da titolare fu un sogno ad occhi a parti. Coronavo il più grande desiderio che avevo da bambino. Eravamo uno squadrone: davanti Baggio, Vieri, Del Piero e Inzaghi. Dietro Nesta, Cannavaro e Maldini: potevamo vincerlo. Peccato per quei maledetti rigori contro la Francia. Ai supplementari sfiorammo la vittoria con Vieri e Baggio, ci è mancato pochissimo".
RONALDO - "Il Fenomeno è stato il più grande calciatore con cui ho giocato e che ho visto giocare. Cristiano e Messi? Non c'è paragone che tenga con nessuno, il Fenomeno è stato il più grande in assoluto. Nelle partitine in allenamento non c'era storia: velocità e tecnica pazzesca con una struttura fisica poderosa. Non lo fermavi mai, dovevano mettersi in dieci! Ci sentiamo ancora adesso: ho mantenuto un ottimo rapporto con lui, Zamorano e Zanetti. Abitavamo nello stesso stabile, lui stava all'attico e scendeva sotto da me a mangiare le polpette di mia moglie. Voglio denunciare una cosa: Ronie ogni volta si prendeva in prestito i miei DVD e non me li ha mai restituiti. Mi avrà portato via 50 film. Asssit nel derby? Lo vedo partire a razzo e dentro di me dico ''Ndo va questo' così metto una palla tagliata forte dietro la linea difensiva del Milan e Ronaldo si inventa un pallonetto meraviglioso. Un giorno il Fenomeno mi disse che secondo lui ero l'esterno più forte del mondo, mi riteneva anche più forte di Figo che era considerato il numero uno da tutti".
CONTE ALLENATORE - "Antonio è il numero uno in assoluto, è il miglior allenatore al mondo. È stato molto vicino alla Roma perché Gianluca Petrachi spingeva molto, ma l'Inter ha fatto un passo da gigante nel prenderlo. Ha alzato di parecchio il livello dell'Inter e con un po' di lavoro porterà l'Inter a vincere di nuovo dei trofei".
CATANIA - "Arrivai nel marzo 2016 con la squadra terzultima e ci salvammo senza passare dai playout. Fu una bella impresa, anche se c'era grandi aspettative e non tutti hanno compreso bene la rimonta che abbiamo fatto. Catania la reputo una società importante che ha fatto la storia del calcio italiano. Spiace leggere delle difficoltà attuali: spero possano superare il momento difficile e salvare il club. È una piazza che non centra nulla con la Serie C".
SOGNI IN PANCHINA - "Bisogna che alcuni presidenti facciano pace col cervello! Non possono pensare di prendere un ex grande calciatore e pensare che vada lui in campo. In campo vanno i calciatori come dice il mio amico Max Allegri: sono loro a fare la differenza. L'allenatore può dare una sua impostazione, ma poi tutto passa dai calciatori. Se il mercato non viene fatto in una certa maniera prendendo giocatori importanti, ma giovani per incassare contributi poi non devi pensare di vincere il campionato. Troppo facile cacciare l'allenatore dopo 2-3 sconfitte. So di saper fare questo mestiere anche se sto prendendo delle legnate in faccia, ma tengo duro e non mollo".
UNDER 23 - "C'era stata la possibilità di guidare la Roma: avevo parlato con Totti, ma poi hanno deciso di non fare la squadra B e con l'addio di Francesco è venuto tutto meno. Inter? Amo lavorare con i giovani e mi piacerebbe, non lo nego. Sarebbe stupendo lavorare fianco a fianco con Antonio ad Appiano Gentile, sarebbe come tornare indietro di 30 anni".
FUTURO - "Avevo avuto proposte dalla Russia e dal Kazakistan prima che scoppiasse il Coronavirus. Vediamo se squillerà ancora il telefono".
CAVESE - "Serviva pazienza. Una squadra molto giovane, è normale potesse incappare in qualche pareggio e sconfitta all'inizio".
NUOVO MORIERO - "Adesso si privilegiano giocatori tatticamente disciplinari, più fisici e meno tecnici. Mancano le ali di fantasia come ero io. Forse El Shaarawy un po' mi somiglia, ma è più punta rispetto a me".
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