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18 dicembre 2011. Il Lecce di Serse Cosmi è impegnato in quel di Parma in una sfida che vuole assolutamente vincere per rilanciarsi in classifica.

Ad un certo punto di quella sfida, però, Julio Sergio, portiere fino a quel momento titolare della truppa giallorossa, è costretto a lasciare il campo. Cosmi guarda in panchina e vede che ha a disposizione solo il quarto portiere Ugo Gabrieli. Sia Benassi che Petrachi, infatti, sono fermi ai box e quindi l’unica alternativa è proprio il prodotto delle giovanili giallorosse. 

A dire il vero, quella non sarà l’unica sfida di Gabrieli, che tre giorni dopo esordisce a San Siro contro l’Inter. L’ex estremo difensore giallorosso di recente ha raccontato a GianlucaDiMarzio.com cosa ha provato in quei giorno: 

Tre giorni prima di andare a San Siro, giocavamo in trasferta contro il Parma. Il secondo e il terzo portiere erano infortunati, Julio si fece male dopo mezz’ora di gioco: toccava a me. 

Sapevamo che gli altri portieri non avrebbero recuperato, sarei dovuto scendere in campo io dal primo minuto a San Siro. 

I più esperti mi hanno dato una mano: Oddo, Carrozzieri... Non pensare al contorno, gioca tranquillo come in un allenamento, mi dicevano. Ma quando sono uscito dal tunnel che portava sul prato di San Siro... Fu qualcosa davvero di indescrivibile”.

Quel giorno Gabrieli ha subito quattro gol ma è riuscito a realizzare il sogno della sua vita, giocando in Serie A con la maglia per la quale ha sempre fatto il tifo.

E dopo? In realtà dopo quella notte magica non sono arrivate altre serate da ricordare, con il portiere che è scivolato nelle categorie inferiori ed ha poi scelto di rendere il calcio solo un hobby secondario. 

Adesso è diventato un educatore finanzario, si è formato alla SDA della Bocconi e gestisce la situazione economica delle famiglie italiane. Ecco la sua esperienza rilasciata nell’intervista a GianlucaDiMarzio.com: 

“Ho cominciato a guardarmi intorno quando ho capito che non c’erano i presupposti per sfondare. Le regole del calcio di oggi penalizzano un po’ tutti, tanto i giovani quanto i giocatori con più esperienza. 

Dalla Serie C in giù, ci sono norme che costringono i club a tesserare “under” anche se non scenderanno mai in campo, lasciando a casa chi, per bravura ed esperienza, meriterebbe invece un’opportunità. 

Se un ragazzino è bravo, dovrebbe essere schierato anche se ha 14 anni, ma nella maggior parte dei casi questo meccanismo ha condannato 5, 6 diciannovenni per ogni squadra a fare un anno di panchina in Serie C”.

Il calcio a volte sa essere crudere, eppure Ugo non ha rimpianti perché potrà sempre raccontare di quel giorno in cui è sceso in campo a San Siro contro l’Inter.  

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