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Mezz’ora di gioco. La partita è bloccata, l’Udinese difende il risultato ed il Lecce non trova sbocchi, sprecando malamente le poche occasioni che i friulani concedono all’attacco giallorosso.

Samuel Umtiti ha il pallone tra i piedi ma nessuno dei suoi compagni di squadra detta il passaggio o prova a liberarsi per favorire una delle sue solite imbucate.

In quel momento l’ex difensore del Barcellona ha capito che avrebbe dovuto insistere, incitare i suoi compagni più giovani e caricare quelli più esperti. Ha compreso che la sua esperienza avrebbe potuto fare la differenza, perché essere abituati a giocare partite importanti può essere determinante in questo finale di stagione, soprattutto in una squadra nella quale non ci sono tanti altri giocatori esperti. 

Samuel non ha sbagliato un intervento, ha guidato la difesa e si è spinto anche in avanti, alla ricerca del gol che avrebbe calmato il pubblico e tranquillizzato i suoi compagni. Ad un certo punto, nel finale di partita, ha alzato anche le mani al cielo, alla ricerca di un sostegno maggiore da parte del tifo giallorosso, che aveva abbassato i decibel e stava vivendo con paura e terrore le fasi finali del match.

È stato rigenerante vederlo esultare al rigore trasformato da Strefezza ed al triplice fischio dell’arbitro. Umtiti è arrivato a Lecce tra lo scetticismo generale, con alcuni addetti ai lavori che credevano non fosse ormai più in grado di dare un contributo reale in campo. Lui, però, ha dimostrato con i fatti di essere ancora un giocatore di livello, un difensore di grande affidamento, tra i migliori dell’intero campionato. Ci auguriamo che la botta presa ieri non sia niente di grave, perché Samuel serve a questo Lecce tanto quanto questo Lecce è servito a lui: insieme stanno vivendo una stagione di rinascita e la salvezza sarebbe la ciliegina sulla torta di un matrimonio che, fino a questo momento, è stato felice per entrambi. 

 

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