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Ad un certo punto, dagli spalti si è avuta una strana sensazione, come se i giocatori avversari fossero più veloci o avessero più forza nelle gambe rispetto agli undici giallorossi.

La Cremonese, su indicazione di un esperto Alvini che ha studiato benissimo la partita, ha giocato uomo su uomo, aggredendo sempre con ferocia il portatore di palla e chiudendo con ordine tutte le linee di passaggio. Il Lecce, dal canto suo, soffre terribilmente le squadre che si comportano in questo modo e che non lasciano spazio al talento dei giocatori salentini.

Strefezza e Banda sono stati contenuti alla perfezione da Sernicola e Valeri, che però non si sono accontentati solo di bloccare gli esterni giallorossi, dato che hanno spinto come forsennati per tutto il match.

Hjulmand, invece, ha avuto sempre Pickel alle calcagne ed il centrocampista danese non è mai riuscito a liberarsi dalla marcatura asfissiante del suo collega di reparto, trovando parecchie difficoltà ad impostare ed a rendere fluida la manovra.

Alvini sapeva di giocarsi molto nello scontro diretto contro il Lecce e già l’anno scorso con il suo Perugia aveva preso le giuste contromisure per fermare l’idea tattica di Baroni. Il tecnico giallorosso, invece, ha dovuto fare i conti anche con la giornata negativa di molti interpreti, che non hanno saputo sfruttare le pochissime sbavature di Ciofani e compagni.

La partita di ieri ci ha confermato, qualora ce ne fosse bisogno, che non ci sono partite facili e che in Serie A tutte le avversarie sono organizzate tatticamente ed hanno qualità in mezzo al campo e davanti. Il Lecce forse ha sottovalutato l’avversario o forse non si aspettava una Cremonese così aggresiva, ma ha sofferto terribilmente la tenacia degli avversari ed alla fine ha portato a casa un punto probabilmente demeritando.

Ora, però, non c’è tempo per pensare a quello che è accaduto. Roma ci aspetta e all’Olimpico non si ottiene un risultato positivo da troppo tempo. 

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