Virus o meno, quando segna il Lecce è festa grande
Non è la stessa cosa. Vedere le partite di calcio ormai non è la stessa cosa. Non c’è il rumore dei tifosi, si sentono solo le urla di giocatori ed allenatori e si è perso quello che ci ha fatto innamorare davvero di questo sport.
Il virus ci ha tolto l’atmosfera, il contorno, tutto ciò che rendeva lo stadio un posto unico, assolutamente inimitabile. Lì ci si andava per vedere la partita, per godere delle gesta degli undici in campo, ma anche e soprattutto per respirare quella magia scandita dai cori dalla curva e dalla presenza di tutte quelle persone, che hanno la stessa passione in comune.
Non è la stessa cosa, lo dicono in tanti. Pare che molti non riescano nemmeno a guardare più le partite, perché poi questo calcio, molto più simile ad uno sport di quanto non lo fosse prima, regala poche magie ed emozioni, con i giocatori che a malapena esultano dopo un gol, anche per colpa del vuoto intorno.
Vero, tutto vero quello che abbiamo detto. Ma poi arriva il minuto 93 di una partita di inizio campionato. Il Lecce gioca a Verona, sta pareggiando 1 a 1 ed a casa in molti avranno pensato che alla fine sarebbe stato giusto difendere quel pareggio.
La palla, però, arriva dalle parti di Falco. La tocca con il sinistro, sempre più veloce, e nella testa dei tifosi, seduti sul divano, un pensiero inizia a prendere forma. “Passala che segniamo”, le menti viaggiano tutte all’unisono, seppur il coprifuoco abbia vietato ai tifosi salentini del “Nord” di presenziare al Bentegodi ed a quelli residenti in Salento di riunirsi per vedere la partita. “Passala Pippo”, c'è chi glielo urla da casa, e lui la passa davvero. Il pallone arriva a Pettinari poi con uno strano rimpallo torna a Falco, che lo tocca ancora e lo scaraventa alle spalle del portiere del Chievo, di destro, mentre i tifosi sono già in piedi pronti ad esultare.
“Gol”, “Se”, ”Andiamo”, ci sono tanti modi per festeggiare, molti dei quali rappresentati attraverso urla forti che, probabilmente, non avranno fatto felice il vicino non tifoso.
Si, esiste il virus, esistono gli stadi vuoti, ma niente ci vieterà di esultare pazzamente ad un gol del Lecce ed avere un sorriso a 32 denti per i giorni successivi.
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