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Mandata ormai in archivio la sfida Lecce-Benevento, fra i vari focus che si possono effettuare per comprendere e analizzare le dinamiche che hanno portato all’epilogo del pareggio, quelli più interessanti possono essere rivolti verso lo studio di alcune particolari posizioni assunte in campo da alcuni elementi chiave del Lecce durante il match.

Nella fattispecie, abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione su tre situazioni specifiche che dimostrano come il posizionamento sul campo di gioco degli uomini di Baroni sia più importante di quanto una semplice osservazione ‘dal vivo’ non possa testimoniare.

La prima analisi coinvolge il movimento dei due esterni difensivi del Lecce partiti titolari dal fischio d’inizio, ovvero Arturo Calabresi e Antonio Barreca. Sebbene il primo sia, per indole e per predisposizione, meno portato ad offendere rispetto al secondo, si può constatare come – al netto delle abilità degli ‘omologhi’ del Benevento e della loro capacità di contrastare le incursioni avversarie – è stato proprio l’ex Bologna ad essersi spinto più in avanti rispetto al ‘collega’ del versante sinistro, e con più influenza; non solo: la heatmap di Barreca dimostra come l’esterno in prestito dal Monaco non sia riuscito a superare con efficacia la trequarti opposta, vedendo quindi il suo apporto in chiave squisitamente offensiva praticamente trascurabile.

Le heatmap di Antonio Barreca (in alto) e di Arturo Calabresi (in basso) stilate da Sofacore per Lecce-Benevento. Notare come la posizione più avanzata fra i due, in media, sia proprio quella di Calabresi

 

La seconda analisi vede in esame due giallorossi di ruoli completamente differenti: Fabio Lucioni e Massimo Coda. Che il primo stia vivendo un vero e proprio stato di grazia è ormai assodato ed innegabile, al contrario del periodo di forma della punta campana che non è sicuramente dei migliori. Il paradosso è però suggerito dal raffronto fra le heatmap dei due calciatori: di fatto, è il difensore centrale ad esser stato più pericoloso nell’area del Benevento rispetto all’attaccante

Le heatmap di Coda (in alto) e Lucioni (in basso) riferite a Lecce-Benevento. Se si prende in considerazione la sola area di rigore avversaria (più a destra rispetto alla vista) si nota come sia Lucioni ad essere stato efficacemente più pericoloso di Coda (fonte: Sofascore)

 

La terza analisi è basata sullo studio delle posizioni medie assunte dai giallorossi in campo nel primo e nel secondo tempo. E questa è forse la dinamica più intrigante da sviscerare. Come si può vedere, durante la prima frazione di gioco, le mezzali (Majer da una parte e Gargiulo dall’altra) hanno concentrato il loro raggio d’azione in zone del campo troppo ravvicinate a quelle occupate dagli esterni (nel caso specifico, Calabresi e Listkowski). Appare chiaro come il posizionamento degli uomini di Baroni sulla catena di destra suggerisca una concentrazione eccessiva di ‘uomini’ nella stessa area di gioco, con le posizioni medie di Calabresi (numero 37) e di Majer (numero 33) che addirittura si sovrappongono, seppur in maniera minima. Sulla sinistra, viene confermata la poca spinta offensiva di Barreca (il 30), mentre in avanti Coda (9) sembra trovarsi troppo distante dallo specchio della porta del Benevento. Nella seconda parte di gara, il Lecce ha avuto più difficoltà ad esprimersi in ampiezza (come confermano i raggi d’azione di Blin, Calabresi e Ragusa – con il numero 7, anche in questo caso in evidente sovrapposizione), ma ha cercato di spingersi di più in attacco, così come suggerisce la posizione di Gallo (numero 25) e soprattutto quella di Helgason (con il 14), praticamente lanciato in avanti come un attaccante aggiunto e alla stessa ‘latitudine’ di Coda.

L'elaborazione delle posizioni medie per Lecce-Benevento. A sinistra, quella riferita al primo tempo; a destra, quella del secondo tempo. Il numero 24, in opaco, è lo sfortunato Faragò, uscito per infortunio dopo soli 4 minuti di gioco (fonte: Sofascore)

 

Per Baroni ed il suo staff, prendere in esame la collocazione di alcuni giallorossi sul rettangolo verde potrebbe essere qualcosa su cui riflettere e alla quale apportare i dovuti correttivi. D’altronde, la fluidità della manovra passa anche dalla capacità dei nostri di muoversi proficuamente fra gli spazi e di creare ghiotte opportunità per i compagni. Su una cosa, infatti, siamo tutti d’accordo: non vediamo l’ora di rivedere il Lecce propositivo e devastante sotto porta a cui siamo abituati.

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