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Francesco Di Mariano è stato presentato ufficialmente in sala stampa come nuovo giocatore del Lecce. Di seguito le prime dichiarazioni dell'ala giallorossa.

“Ringrazio il direttore Trinchera per avermi dato la possibilità di venire qui a Lecce. Il ruolo? Tre anni fa mi sono espresso bene anche in un attacco a due. Negli ultimi due anni ho giocato nel mio vero ruolo, l’esterno sinistro. Lo scorso anno ho fatto molto bene e davanti posso ricoprire tutti i ruoli. Prediligo la fascia sinistra, mi trovo bene per cercare il cross o per rientrare e dialogare coi compagni. L’insegnamento che mi porto dietro dalla passata stagione? È il gruppo che fa la differenza. Si possono avere anche 20 giocatori di serie A ma se non c’è unione si fa fatica, soprattutto in questo campionato. L’anno scorso c’erano 7/8 squadre più forti del Venezia ma noi avevamo un gruppo incredibile. Il numero 10? L’ho sempre portato da piccolo, anche a livello giovanile nel Lecce. Alla Roma ho avuto il 10 in Primavera. È stato un segno del destino arrivare a Lecce col 10 libero. Io cerco stimoli e motivazioni in queste cose, è un numero che non mi pesa, anzi, mi dà ancora più carica. Il ritorno? Da avversario avevo dei ricordi, ma rientrare al Via del Mare con la maglia giallorossa è stata un’emozione enorme. Giocare per questa maglia con cui sono cresciuto è emozionante, spero di restare qui il più a lungo possibile. Qui c’è una società che ha ambizioni importanti. Ogni anno penso sempre che sia la serie B più difficile della mia carriera, il livello si alza sempre. Quest’anno sembra veramente una A2. Dobbiamo lavorare giorno dopo giorno, creare un gruppo che vada nella stessa direzione. Quando si crea questo le cose belle arrivano in automatico. Lecce è una delle poche piazze, forse l’unica per cui si può lasciare la Serie A. Lasciare la Serie A per il Lecce non è una sconfitta, è motivo di orgoglio, una motivazione ulteriore. Il 4-3-3? A Venezia giocavamo con un trequartista, una prima punta e io largo a sinistra. L’esterno d’attacco deve attaccare la profondità, stringere il campo, dialogare coi compagni. Il 4-3-3 l’ho fatto moltissime volte, posso entrare in poco tempo negli schemi del mister”.

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