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Se uno si fa un giro sui social questa mattina legge scoramento, disfattismo, "losapevolismo". Manco avessimo perso 0-4 in casa contro i campioni d'Italia.

Evidentemente la favola Leicester ha attecchito davvero. E se è vero che alla settima i campioni di Premier del 2016 hanno perso in casa incassando 5 reti, è vero anche che bisogna prendere questo parallelismo per quello che è: un gioco perverso per fare finta che nessuno creda allo Scudetto, anche se in fondo in fondo qualcuno ci ha creduto.

Mi scoccia dover parlare per luoghi comuni, e dire che non eravamo fenomeni ieri e non siamo brocchi oggi, ma è evidente che bisogna parlare in questi termini nel mondo del calcio per farsi ascoltare. E quindi si, non eravamo campioni e non siamo fessi. Abbiamo affrontato nelle prime sette partite Lazio, Fiorentina, Juventus e Napoli e se vogliamo anche una Salernitana ed un Monza che lo scorso anno non avremmo mai battuto. Insomma, abbiamo 11 punti, siamo pur sempre i più fighi della compagnia. Non dimentichiamolo mai.

Si può perdere con la Juve vicecampione d'Italia (a punti) ed il Napoli scudettato. Si può perdere assolutamente. Oltretutto contro i partenopei si è vista una leggera differenza atletica e fisica che, ragazzi, era difficile da colmare. Anguissa era la matrioska di Baschirotto, che è la matrioska di Blin, che è la matrioska di Ramadani. 

Lecce-Napoli, il contrasto tra Anguissa e Gonzalez
Lecce-Napoli, il contrasto tra Anguissa e Gonzalez

Se una sconfitta meritata, contro una squadra che dopo domani accoglierà al San Paolo (non Maradona, San Paolo!) il Real Madrid in Champions League, non viene digerita, allora non siamo ancora pronti a fare il salto di qualità che tutti vogliamo. Perché lo step di crescita non devono farlo solo il club ed il team ma anche i loro tifosi. Altrimenti corriamo a velocità diverse e qualcuno resterà indietro. E sono pronto a scommettere di chi si tratterà. 

Piedi per terra mai! I tifosi devono sognare. Se si trovano terzi in classifica, anche se solo alla quinta giornata, hanno diritto ad essere contenti. Però serve maturità quando si perde, equilibrio nella disamina delle partite, altrimenti è finita. 

Un'ultima nota di colore. Se Roberto D'Aversa leggerà questo passaggio lo faccia con il sorriso (ma ne tenga anche conto seriamente): alla vigilia della partita contro la Juve ha pronunciato l'innominabile parola “prestativo”, coniata dagli allenatori per parlare di performance ma che sappiamo tutti non esistere, e abbiamo perso; alla vigilia della partita contro il Napoli ha cominciato con la tossetta nervosa, e abbiamo perso. Ora, io non voglio assolutamente dire che lo spirito di Marco Baroni stia aleggiando sull'Acaya, non lo sto dicendo, lo state pensando voi. Non lo sto dicendo. Lo state pensando voi. Vi giuro. Non l'ho detto. Non io. 

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