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Sapete, spesso capita di chiederci il perché. Il perché lo facciamo, perché d'estate piena e con una splendida serata da vivere in riva al mare, preferiamo rimanere sul divano, davanti ad un televisore ed uno stadio vuoto, che rappresenta tutto fuorché una partita di calcio. Ci chiediamo anche perché il nostro umore dipenda da una partita. È così infantile arrabbiarsi, magari passare una notte insonne e continuare a ripensare, anche il giorno dopo, a ciò che è accaduto in quei 90 minuti, nella speranza che la volta dopo vada meglio. Si, diciamocelo francamente. Accade esattamente ciò. Perdiamo, ce la prendiamo con allenatore, ds, giocatori, arbitri e poi la sera, prima di dormire, vediamo il prossimo turno, il calendario di quella che ci sta davanti, il prossimo avversario di quella che ci sta dietro, dando per scontato che la prossima partita si vincerà. Sapete, spesso capita anche di pentirci. Ci pentiamo di tifare così tanto questa squadra, che ci ha regalato gioie, è vero, ma che spesso ci fa patire fino all'ultimo minuto dell'ultima giornata di ogni campionato, indipendentemente dalla categoria. Le emozioni che può dare una squadra di calcio sono due, ben delineate e distinte tra loro. Da una parte c'è la gioia. Gioia quando si vince e gioia quando si raggiunge l'obbiettivo stagionale. Dall'altra la delusione ed anche in questo caso ha a che fare con la singola vittoria e con il finale di stagione. Bene, il Lecce non è nessuna delle due. Il Lecce è illusione, costante, infinita e beffarda illusione. Il Lecce è lì, sul filo del rasoio. Non si mette mai in salvo del tutto, non ne è capace. Non cade mai troppo in basso, riesce a sopravvivere. Pensateci. Anche in serie C è stato così. Bisognava vincere, si perdeva, ma lo si faceva alla fine, perché così l'illusione aveva avuto la meglio. Adesso, in A, l'illusione riguarda la salvezza, che dista un punto e non si può non provare a raggiungere. Sapete, in realtà molte cose che sono state scritte in questo pezzo non sono poi così vere. Non è vero che ci chiediamo il perché e men che meno che ci siamo pentiti di amare questi colori. Soprattutto non ci siamo mai chiesti perché il nostro umore dipenda da quei 90 minuti. In fondo se alle 2:42 stiamo scrivendo un pezzo del genere è inutile cercare una risposta, come è inutile provare a prevedere cosa accadrà sabato o martedì prossimo. Siamo arrivati alla fine, ma non aspettatevi una conclusione ottimista o fiduciosa. Siamo terz'ultimi, con una condizione fisica scadente, il morale sotto i tacchi, dei chiari ed evidenti segni del destino, perché non veniteci a dire che il primo rigore della Samp non è un chiaro segnale lanciatoci dal Dio del pallone, ed anche degli arbitraggi poco equilibrati, per usare un eufemismo. Tutto lascia presagire ad un finale scontato, ma no, non sarà per niente scontato ed il motivo ve lo abbiamo scritto qualche rigo più sopra. Siamo illusione e saremo li a giocarcela fino all'ultimo, anche senza centrare l'obbiettivo  finale saremo in corsa fino al triplice fischio dell'ultima partita. E scusate se abbiamo mentito ancora ed il nostro finale è impregnato di ottimismo ingiustificato. Ce lo ha insegnato il Lecce e noi non possiamo far altro che aspettare la prossima battaglia.
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