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Il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ha parlato a Il Corriere dello Sport affrontando diversi temi relativi alla società giallorossa ed al mondo del calcio. Questo il suo pensiero: "Mi sono accorto che abbiamo raggiunto un equilibrio nell’incertezza, e non è affatto un bene, mi creda. Quello che ho capito è che dobbiamo trovare la forza e l’energia dentro di noi, come individui e come gruppo che lavora insiemeAi giocatori abbiamo detto di provare a stare bene, per loro stessi e per rispetto della società. Cerchiamo di tenere vive le attività del club. Ci impegniamo nel sociale, promuoviamo iniziative benefiche e di solidarietà, lavoriamo per rafforzare l’identità nel territorio, comunichiamo con i tifosi: credo sia l’unico modo per alimentare – e non certo da un punto di vista finanziario - un’azienda che senza il gioco perde inevitabilmente appeal. Tifosi? E’ strano, ma avvertono già la nostalgia quasi per il campionato meraviglioso che stavamo provando a concludere centrando la salvezza. A prescindere dall’epilogo, c’è il rammarico per una stagione che aveva divertito la piazza, la nostra gente aveva sposato il progetto, portavamo allo stadio 30.000 persone, in trasferta si muovevano anche 5.000 leccesi. In realtà tutti sanno che non sarà facile ritrovare l’entusiasmo di primaQuesto stallo inevitabilmente allontana la gente dal caldo e da noi. Anche se si dovesse partire, sarà tutto molto faticoso" Sticchi dice la sua sui calciatori: "Devo dire che hanno patito il periodo di isolamento anche psicologicamente. Soprattutto quelli che sono rimasti qui a Lecce senza le famiglie ne sono usciti provati. La riapertura degli allenamenti è un ritorno alla normalità e ha portato i primi benefici. I compagni più esperti stanno coinvolgendo anche chi è rimasto solo anche fuori dal campo, e questo lo apprezzo molto. La mia situazione? Il calcio è il mio lavoro, non mi sono mai fermato. Ho vissuto una quotidianità molto operativa. Con l’emergenza Coronavirus sono usciti di scena i giocatori e - nostro malgrado – siamo entrati in scena noi presidenti e dirigenti. Ma la scena è dei giocatori, sono loro i protagonisti".
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