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Ci manca il suono della sveglia la domenica mattina. Si, perché per chi non lo sapesse, quando gioca il Lecce la sveglia suona diversamente, quasi a dirci che è arrivato il momento di aprire gli occhi e prepararci alla partita che si giocherà da lì a qualche ora. Ci manca il caffè al bar con gli amici prima della partita, durante il quale commentiamo le possibili scelte, cosa ci auguriamo e pensiamo possa accadere in campo, mentre la mente è sempre rivolta a quando tutto avrà inizio. Ci manca il veloce pranzo della domenica, perché se gioca il Lecce alle 13 in punto si pranza. Quel piatto di pasta serve a stemperare la tensione che inizia ad aumentare, mentre le lancette corrono veloci e l’orologio inizia a dirci che bisogna sbrigarsi per non rimanere imbottigliati nel traffico. Ci manca l’attimo prima di scendere da casa. L’ultimo controllo prima di partire, durante il quale ci assicuriamo che l’abbonamento sia al suo posto e la sciarpa ben attorcigliata al collo. Ci manca il tragitto da casa allo stadio, quel viaggio più o meno lungo che ci prepara alla gara. I più scaramantici compiono i soliti riti portafortuna, mentre chi non crede alla scaramanzia prova a caricarsi a modo suo, magari mettendo la canzone che più di tutte permette all’adrenalina di salire in corpo. Ci manca l’ingresso allo stadio e, forse, anche la fila che facciamo prima di entrare. Ci manca il momento in cui saliamo gli scalini e lo vediamo. Grande, verde sotto e giallorosso sopra. Sa di casa, sa di tranquillità, sa di 95 minuti di vuoto, dove l’unica cosa che conta è il Lecce. Ci manca l’ansia durante la partita, l’esultanza con l’amico di sempre o con lo sconosciuto con il quale abbiamo parlato solo in quell’occasione, la rabbia dopo il gol preso e l’esaltazione prima di un calcio di rigore conquistato. Ci manca Liverani che sbraita, Mancosu che segna e piange, il dribbling di Falco, Lapadula che esulta con le mani alle orecchie e la Nord che canta forte, trasportando tutto lo stadio e facendoci ritornare bambini. Ci manca il post partita. Le critiche se si è perso, gli elogi se invece si è vinto. La chiamata al nostro migliore amico, piuttosto che al parente tifoso rimasto a casa. Ci manca la domenica sportiva, le immagine viste e riviste una volta tornati, la moviola e la visione della classifica, a volte così bella da farci sognare. Ci manca il lunedì dopo la partita, con l’umore che dipende da cosa abbia fatto il Lecce il giorno prima e la speranza che la prossima gara arrivi presto. Ci manca tutto questo, perché tutto questo rende l’amore per questa squadra qualcosa che va oltre la ragione e riempie una parte della nostra vita. Qualcuno disse che il calcio è la cosa più importante tra quelle meno importanti. Ecco, per noi il Lecce è esattamente questo. Ed anche se il momento è difficile, noi non riusciamo a non dirvi che tutto questo ci manca. Ci manca tornare alla normalità, alla nostra normalità. Il presidente Sticchi Damiani, dopo la sconfitta con l’Atalanta, scrisse una frase che calza a pannello con ciò che è accaduto dopo quella gara: “Ci siamo sempre rialzati”. E lo faremo anche questa volta.
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