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Finita la bagarre del calciomercato, il Lecce risorge, trova la prima vittoria davanti ai propri tifosi e lancia il guanto di sfida alle inseguitrici. Il messaggio è forte e chiaro: “noi ci siamo e venderemo cara la pelle fino all'ultima giornata di campionato”. E' quello che tutti volevano: dalla proprietà, passando per i dirigenti, Liverani, calciatori e tifosi. Lecce-Torino è finita 4-0 ma non è soltanto il risultato roboante che salta agli occhi, è la prestazione autoritaria e la voglia di fare bene. Gli schiaffi presi nell'ultima trasferta a Verona, dopo il pareggio a casa conquistato contro l'Inter, hanno aperto gli occhi a tutti. Il lavoro duro è la ricetta per raggiungere gli obiettivi, a tutti i livelli, a Lecce come da qualunque altra parte. La partita della domenica è sempre lo specchio del lavoro settimanale, non c'è molto altro da aggiungere. Non c'è bisogno di mettere la mani avanti, mai. Ora, nessuno può credere che un Barak oppure un Saponara possano essere entrati negli “schemi” di Liverani in 24 ore, tutti crediamo invece che entrambi, anche se ancora al 50% della condizione, così come ha detto il tecnico giallorosso nella conferenza pre-gara, siano giocatori forti. Atleti che hanno qualità ma che mettono al servizio della causa anche la quantità, così come Deiola e Donati, aspettando di vedere all'opera Paz. Come sempre, quindi, le chiacchiere stanno a zero ed è il campo a dire se si è operato bene sul mercato di gennaio oppure no. Nè i commenti sui social e neanche le conferenze stampa. Fabio Liverani torna al 4-3-1-2, inserisce in squadra quattro dei cinque nuovi arrivati, deve fare a meno di diversi infortunati e lancia dal primo minuto Barak e Saponara. Falco gioca sulla stessa linea dell'ex Genoa, uno svaria sul centro destra, l'altro sul centro sinistra, si alternano anche in fase di non possesso, mentre Lapadula fa il punto di riferimento davanti. Barak mezz'ala sinistra e Majer destra, proteggono Deiola nella veste di regista, viste le temporanee assenze di Petriccione e Tachtsidis. Donati ancora a sinistra, insieme Rispoli, Rossettini e Lucioni compongono i quattro in linea davanti a Vigorito, in sostituzione di Gabriel alle prese con un problema alla schiena. Il Lecce, davanti ad un Torino arrivato in crisi identitaria nel Salento, inizia a proporre un gioco autorevole, palla a terra, fatto di scambi veloci ma anche di temperamento in fase di non possesso. Barak sradica palloni dai piedi dei granata e rilancia la manovra con naturalezza, Falco dialoga che è un piacere con Saponara e viceversa (ma anche con chiunque altri) ma nello stesso tempo rincorre l'avversario, Deiola e Majer corrono e ringhiano. Il Lecce non rischia nulla, mantiene strette le linee ed anzi fa male agli avversari con tiri dalla distanza: prima va a segno Deiola, poi Barak e la prima frazione di gioco finisce con il risultato di 2-0. Nel secondo tempo sale in cattedra Falco che con un bolide di destro, lui che è tutto mancino, toglie le ragnatele alla sinistra di Sirigu e corre sotto alla Nord per ricevere l'abbraccio dei tifosi. La partita la chiude un rigore segnato da un generosissimo Lapadula per fallo su Shakhov. Non ci sono cali di tensione nei giallorossi, né di rendimento, il Torino è completamente in bambola, oltre che in caduta libera e probabilmente dopo i sette gol presi contro l'Atalanta ed i quattro di Lecce cambierà guida tecnica. In conclusione buona la prima dei nuovi arrivati, ottima la vittoria che porta in classifica la squadra a più tre dal Genoa e regala consapevolezza, autostima e nuove certezze a tutti. Domenica prossima, questo Lecce, potrà andare a Napoli basando i suoi convincimenti non più sulle parole, ma sui fatti.
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