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Il calcio è un gioco meraviglioso, e deve essere giocato meravigliosamente”. Sono parole che ritrovate ne “Il maledetto United”, il film sui 44 giorni di Brian Clough alla guida del Leeds United nel pieno degli anni ’70. Una frase che ben rappresenta la filosofia di gioco di Lecce e Sassuolo. Se uno spettatore imparziale si fosse accomodato sui sediolini del Via del Mare nel pomeriggio della scorsa domenica, con ragionevole certezza sarebbe rimasto colpito dalle idee di gioco messe in campo dalle due squadre che si fronteggiavano sul campo. Al netto del coinvolgimento emotivo, inevitabile per ogni tifoso, il dato oggettivo è che Lecce-Sassuolo è stata una bellissima partita, giocata a viso aperto da due squadre coraggiose e molto interessanti per principi di gioco espressi. Due compagini che lottano per la salvezza ma che rifiutano il cliché del “palla avanti e pedalare” tipico di chi annaspa nella parte destra della classifica. Lecce e Sassuolo hanno giocato a calcio, si sono studiate, colpite, schivate, come due pugili sul ring.  Ad inizio partita il Sassuolo ha praticato un giro-palla lento ma mai fine a sé stesso. I neroverdi hanno provato a muovere le linee del Lecce per cercare spazi ma i giallorossi non si sono mai disuniti. Poi è arrivato il primo punto di rottura del match: il gol di Lapadula. E che gol. il lancio di Rossettini, alla Bonucci verrebbe da dire, preciso nello spazio attaccato dalla punta. Un’azione esemplare, conclusa da una giocata pregevole del singolo, un’armonia che farebbe contento ogni allenatore sulla faccia della terra. E qui è iniziata una nuova partita, quella del Lecce che ha preso coraggio e ha iniziato a praticare il suo calcio. Esemplare, in particolar modo, nella costruzione dell’azione dal basso. La retroguardia è brava a far scivolare il pallone da un estremo all’altro del campo e il terzino trova spesso la profondità nella quale servire il compagno avanzato smarcato. Falco si porta a spasso la difesa e Lapadula aggredisce gli spazi. Un piacere per gli occhi. Poi, però, arriva il pari del Sassuolo. Agli assidui frequentatori del Via del Mare sarà venuto un sussulto, non solo per il gol subito, ma anche per il modo in cui Toljan ha infilato Gabriel. E’ vero, la difesa del Lecce non si chiude e Tabanelli è in ritardo sull’avversario, ma per una volta, forse, vale la pena sottolineare la giocata avversaria invece degli errori altrui. Il gol è un triangolo che vede protagonisti tre uomini: Toljan dalla destra serve Traore, che si gira e scarica a sinistra per Berardi il quale coglie l’inserimento nell’half-space del suo terzino e imbuca mandandolo in porta. Dirige l’orchestra il maestro Roberto De Zerbi. Alzi la mano chi ha ripensato a quel triste Lecce-Foggia 2-3 del 22 maggio 2016, quando il tecnico bresciano era sulla panchina dei satanelli. Il gol dell’1-3 del Foggia, ricorda, incredibilmente quello subito domenica dal Lecce: Sarno rientra dalla destra, serve Iemmello al centro dell’area, che vede il compagno andare nell’half-space e lo serve preciso all’interno dell’area. Passano gli anni, cambiano le squadre, cambiano le categorie, ma i principi di gioco del tecnico dei neroverdi restano sempre una costante. De Zerbi, nel suo percorso per diventare allenatore, si è formato seguendo in Germania gli allenamenti di Pep Guardiola al Bayern Monaco. Ha assimiliato dal tecnico catalano concetti come l’interscambiabilità dei ruoli fra gli interpreti in campo e il gegenpressing in fase di non possesso. E’ un allenatore che vuole giocare a calcio e fa giocare a calcio le sue squadre. Il gioco spiccatamente propositivo del Sassuolo ne è un esempio. Ma poco dopo l’1-1, il Lecce trova il raddoppio, con una perla di Filippo Falco. Punizione nel sette, con numero dieci dietro la schiena, sotto la Curva Nord: non male per essere il primo gol in serie A. Nel secondo tempo, invece, brilla uno dei protagonisti del match: Jeremie Boga. L’esterno del Sassuolo è uno dei migliori dribblatori in Europa, non solo in serie A, ed è un giocatore, come ha ben detto Liverani, che ha nella gamba una cilindrata diversa rispetto a tutti gli altri. Nel primo tempo è stato molto ben limitato dal Lecce, che sulla fascia destra ha praticato un raddoppio efficace con Meccariello e Majer. Nel secondo tempo le energie dei giallorossi hanno iniziato a venire meno e il laterale dei neroverdi ha dilagato. Il Lecce ha provato a tenere con le unghie e con i denti il vantaggio ma è capitolato a cinque minuti dal termine, con un gol di Berardi arrivato al termine di un’azione iniziata con una delle classiche imbucate fra le maglie della difesa da parte della squadra di De Zerbi. Il risultato è stato un 2-2, forgiato a suon di gol e spettacolo. Lecce-Sassuolo è stata la partita che ha dimostrato come il gioco del calcio sia profondamente cambiato nell’ultimo decennio. Anche le formazioni che lottano per la salvezza, che non hanno i mezzi tecnici delle big, praticano un calcio ragionato, finalizzato alla ricerca del risultato tramite il bel gioco. Un dettaglio non banale. Lecce e Sassuolo sono due squadre che anche nelle difficoltà non vengono meno ai loro ideali, tutt’al più applicano dei correttivi, a seconda dei momenti della partita. Attaccare quando si può trovare l’affondo, difendersi strenuamente quando c’è da respingere gli avversari. Senza snaturarsi e praticando a testa alta la propria filosofia calcistica. Uno spot per il (bel) calcio e per l’immagine della serie A.
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