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Il mercato è finalmente un ricordo, una sessione di calciomercato interminabile che probabilmente ha nuociuto più del necessario al Lecce in termini di rendimento. Tra alti e bassi, nomi e smentite, il Lecce ha fatto il suo e l'ha fatto bene. Non diciamo questo per piaggeria e neanche perché siamo tifosi, sapete bene che quando c'è da scrivere qualcosa non la mandiamo a dire. Ma in questo caso no, i movimenti effettuati dal sodalizio giallorosso, sia in entrata che in uscita, sono stati più che soddisfacenti. Partiamo da un presupposto: il Lecce in serie C era una società ambita e salvo rarissime eccezioni c'era la fila tra gli atleti per vestire la maglia giallorossa. Anche in serie B il Lecce ha un suo appeal e, nonostante mancasse in quel torneo da anni, in passato lo aveva quasi sempre vinto; anche lì grossi problemi non ce ne sono stati. La serie A è invece un mondo a parte, oltremodo difficile e complesso. Per una matricola lo è ancor di più. La concorrenza è spietata e l'indice calcistico di gradimento del Lecce non è che sia alto; speriamo ancora per poco. Bisogna competere con società strutturate che magari calcano questo palcoscenico da anni, oltre che con squadre estere. Le risorse economiche sono poche, oltretutto l'US Lecce una parte del denaro che serviva per rinforzare la rosa l'ha speso per rimodernare il Via del Mare. A proposito, il colpo d'occhio è uno spettacolo. Nonostante tutte le difficoltà ha messo nelle mani di Fabio Liverani una formazione completa, o quasi. Tre portieri affidabili come Gabriel, Vigorito e Bleve; due esterni bassi a destra: Benzar e Rispoli; quattro esterni a sinistra: Calderoni Dell'Orco (che può fare anche il centrale), Vera ed il giovane Gallo; Lucioni, Rossettini, Meccariello ed il giovane Riccardi come centrali; a centrocampo tra Tachtsidis, Imbula, Majer, Shakov (che può fare anche il trequartista), Petriccione e Tabanelli non c'è che l'imbarazzo della scelta; davanti poi sono davvero in tanti: Mancosu (che può fare anche la mezz'ala), Farias, Falco, Lo Faso, La Mantia, Lapadula, Dubiskas e la ciliegina sulla torta Babacar acquistata a caro prezzo e con grande sacrificio economico da parte di Sticchi Damiani e soci. Non crediamo di aver dimenticato nessuno e contiamo due e anche più elementi per ruolo. I nuovi arrivati sono giocatori con esperienza internazionale, soprattutto gli stranieri, mentre gli italiani o sono giovani di grande talento, come Lo Faso, Gallo o lo stesso Dell'Orco, oppure vecchie conoscenze del calcio italiano che per un motivo o per l'altro non hanno reso per quelle che erano le legittime aspettative ed a Lecce hanno voglia di rilanciarsi ad alti livelli. Pensiamo soprattutto a Lapadula e Babacar. Poi ci sono i reduci della splendida cavalcata dello scorso anno che non hanno bisogno di presentazioni.

Poteva fare di più il Lecce? Forse si, acquisendo un altro centrale di difesa con esperienza in serie A, ma non si può volere tutto. La società il suo l'ha fatto ma non poteva comprare sul mercato ciò che manca attualmente a questa squadra: una formazione fisica ed atletica ottimale, così come non può comprare l'inserimento immediato negli schemi dei nuovi arrivati, soprattutto gli stranieri. Sarebbe ingeneroso etichettarli come "bidoni" solo perché a causa di infortuni sono arrivati a giocare in precarie condizioni fisiche l'avvio di questo torneo. Ora la palla passa a Liverani, il quale è chiamato a far fruttare l'enorme sacrificio economico sopportato dall'U.S. Lecce che, attraverso le operazioni concluse, ha detto a chiare lettere una cosa importante: vuole giocarsi la permanenza in serie A a tutti i costi. Solo per rispetto a questi uomini ed ai tanti tifosi che gremiscono il Via del Mare, il dovere di tutti, dallo staff tecnico ai calciatori è solo uno: testa bassa e lavorare!
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