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La polemica incalza sul web, lì dove è nata non più tardi di una trentina di ore fa. Il video in cui Torregrossa, Morosini e Donnarumma scherzano con i loro tifosi intonando - solo il secondo - il coro "terùn, terùn" è diventato ormai l'articolo più gettonato nelle ultime ore. I tifosi di Palermo e Lecce si scagliano contro i tre poveri malcapitati mentre i tifosi del Brescia provano a riportare la calma spiegando il significato ed il contesto in cui il tutto è avvenuto.

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Noi in questa polemica ci siamo entrati tra i primi ma in punta di piedi, spiegando sin dall'inizio che il tono goliardico della vicenda si era capito subito. Oltretutto non c'era nemmeno bisogno di spiegarlo perché è evidente che i due terroncelli, Torregrossa e Donnarumma, sempre scherzosamente non ci stanno a subire il coro lanciato dal calciatore bergamasco. I quotidiani nazionali hanno riportato la notizia, etichettandola come un puro episodio di razzismo. Da condannare. I giocatori hanno sentito il dovere di giustificarsi, coinvolti in questo polverone mediatico in cui non pensavano minimamente di rientrare, visti i festeggiamenti per aver raggiunto la Serie A. Ma perché noi abbiamo sollevato questa polemica allora? Perché vorremmo uscire una volta per tutte dall'ipocrisia del razzismo nel calcio. Non si può dimostrare, tutte le volte, entrando nel merito della vicenda, se un episodio sia classificabile come goliardia o razzismo. Anche nella goliardia qualcuno potrebbe offendersi. Se il coro "terùn terùn" è pura goliardia - e per noi questo lo è -, allora lo sarebbe anche "Vesuvio lavali con il fuoco" cantato dalle tifoserie del Nord ai napoletani. Sono goliardici anche i cori contro i calciatori di colore, perché non esiste il razzismo di serie A (contro i colored) e quello di serie B (contro i meridionali). In effetti, nel caso specifico, bisognerebbe ragionare non sull'episodio in sé - goliardico di certo, lo ripetiamo - ma sul fatto che questo coro esista e sia conosciuto sia dai calciatori che dai loro tifosi che subito si accodano al corista. Nulla di improvvisato dunque. Un coro che evidentemente viene cantato la domenica durante le partite. Questo ricorda un po' quando a scuola i compagni di classe, che pure vogliono bene al compagno in sovrappeso, scherzando lo prendono in giro sul suo stato di obesità. Il ragazzo in questione, magari sorriderà pure, capendone il contesto scherzoso, ma subirà comunque l'ingiustizia della presa in giro. Dunque bisognerebbe decidere a tavolino se indignarsi davanti ad un coro politicamente scorretto, per il solo fatto che esista, o se tollerarlo ridendoci su e andando a capire tutte le volte se sia o meno cantato in un contesto scherzoso. Tutte le volte. Ora resta un problema: chi è che decide per tutti quando il contesto è goliardico?
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