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Due, forse tre partite in una. Questa è stata Lecce-Livorno, una gara dalla molte sfaccettature, non tutte propriamente edificanti ma quelle che alla fine risaltano agli occhi ed hanno determinato il risultato sono certamente sfavillanti. Il Lecce ha risposto alle prime della classe con un impeto d’orgoglio perché, nonostante una formazione completamente rimaneggiata a causa di cinque indisponibili ed al cospetto di una squadra che arrivava da 8 risultati utili consecutivi, è riuscito a riprendere una partita che sembrava strapersa. Irriconoscibili i giallorossi nei primi 45 minuti, non riuscivano a fraseggiare, ad allargare il gioco sulle fasce e subivano oltre misura il pressing avversario, a tratti asfissiante. Il centrocampo, tutto nuovo, era costantemente fuori tempo, sia negli appoggi che nei ripiegamenti e la prima marcatura subita ha fatto si che si perdessero ancora di più le distanze tra i reparti. Il raddoppio di Diamanti è stata una diretta conseguenza dell’atteggiamento avuto dagli uomini di Liverani che, per la voglia di recuperare la partita, non avevano più la pazienza di far girare la palla nel tentativo di allargare le maglie amaranto ma verticalizzavano oppure tenevano troppo la sfera, permettendo agli ospiti di chiudere tutti i varchi. Fortunatamente esiste l’intervallo, perché abbiamo la sensazione che se la partita fosse continuata sulla falsa riga del primo tempo, il Lecce ne avrebbe presi altri. Chi ha mai detto che Liverani è un integralista? Forse Breda l’avrà pensato nella preparazione della partita. Nei secondi 45 minuti il tecnico giallorosso ha rivoluzionato la squadra con una sostituzione e cambiando l’assetto tattico. Il 4-3-1-2 è stato lasciato negli spogliatoi per fare spazio ad un arrembante 4-2-4. Fuori un centrocampista (Tabanelli) e dentro un’altra punta (Tumminello). Arrigoni e Tachtsidis a protezione della difesa, Falco e Palombi sulle fasce. Il Livorno non ne ha capito più nulla, ha perso i punti di riferimento e complice un calo fisico, una volta incassato il primo gol di La Mantia, ha arretrato colpevolmente il baricentro. Noi che seguiamo il Lecce, sappiamo bene che questi sono errori gravi che Liverani ed i suoi fanno pagare a caro prezzo. Così è stato: prima La Mantia, poi Arrigoni dalla distanza e sul filo di lana ancora La Mantia hanno portato il Lecce a ribaltare la partita. Grande prova di forza ma anche di rabbia e lucidità, nonostante gli errori tecnici individuali, i quali anche se in misura minore non sono mancati neanche nel secondo tempo. Il Lecce ha vinto e si lascia alle spalle una settimana tribolata, condita da troppi infortuni, non ultimo lo stato influenzale che ha colpito Petriccione poche ore prima della partita. Un plauso particolare da parte nostra va ad Arrigoni, ragazzo d’oro e professionista esemplare. Uno su cui si può fare sempre affidamento.
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