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Quanto è bello fare gol! Sin dalla nostra infanzia il gol rappresenta una gioia immensa. Che sia su un prato verde, per strada, sul marciapiede, a piedi nudi o dentro uno stadio, fare gol è la gioia più bella che ci sia. Ed è la grande metafora della Vita. Ma quando diventi un calciatore professionista, attaccante, e fai del calcio la tua vita, fare gol diventa la prima cosa in ordine di importanza. E poco importa se segni in una finale di champions, se segni che sei già retrocesso o se segni il 7-0 sull'ultima classificata. Un gol è sempre un gol. Lo sa bene Aldo Pedro Arcángel Osorio, che di gol ne ha fatti un bel po' in Argentina. Poi l'occasione della vita, la serie A col Lecce. Poche presenze, pochi gol. Due per l'esattezza, in due giornate consecutive di campionato. Tutti e due in casa, tutti e due sotto la Nord. Il primo contro il Verona, gol del momentaneo pareggio (il Lecce vincerà 4-2). Pur di calciare quel pallone verso la porta Osorio spintona tutti, anche il suo compagno di squadra Vugrinec. Il secondo contro il Vicenza, con un preciso colpo di testa in rotazione, quasi abbassandosi, a centro area, su assist chirurgico di Tonetto. Gol del momentaneo 3-0. Ma non fa niente. Si esulta lo stesso. Anzi di più. Come una pazzo corre verso la panchina e urlando alza le mani al cielo. Come per ringraziare lassù qualcuno che l'aveva fatto sbloccare. Due gol in due partite e poi chissà. Poco importa se dopo non ci sarà granchè. L'importante è fare gol. L'importante è esultare. 14 gennaio 2001
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